Scie chimiche: quello che i medici non dicono
tratto da Tanker Enemy
Gabriele Lombardo, curatore del sito "Scienzediconfineemistero", ha ricevuto un'e-mail da una lettrice catanese. La donna, Anna, porta una testimonianza raggelante: molti medici non solo sono a conoscenza delle scie tossiche, ma sono consci del pericolo mortale che esse costituiscono. I governi stanno perpetrando una graduale ma inarrestabile contaminazione della biosfera, tanto più grave perché subdola: le conseguenze dell'intossicazione, infatti, non si conclamano all'improvviso con sintomi evidenti e subito letali, ma si manifestano in modo progressivo sicché pochi colgono il nesso tra "chemtrails" ed affezioni più o meno severe. Disturbi e patologie sono così attribuiti, complici la disinformazione dei media ufficiali, al cambio di stagione, al tabagismo, al colesterolo... No! La stragrande maggioranza delle malattie dipende dalla più orribile, abnorme e perniciosa operazione di avvelenamento che sia mai stata scientemente concepita e perpetrata nella storia umana.
"Ciao Gabriele, volevo segnalarti una cosa che mi è capitata ieri (31/03/2011).
Ieri ero nel centro di Catania per una visita specialistica presso uno degli ospedali della città. Strada facendo (mio marito mi accompagnava e ti avevo già accennato a quanto è scettico per tanti temi misteriosi...), ci trovavamo nei pressi del centro e, sopra i palazzi, abbiamo visto strisciare nel cielo un aereo che proveniva dalla parte sud-ovest della Sicilia e che faceva una bella doppia scia. Quando si trovava sopra la città (il cielo era meravigliosamente azzurro, quindi la scia spiccava) mi era sembrato che la quantità di quelle sostanze che le scie contengono fosse molto aumentata, come se il pilota scaricasse tutto sopra la città. Allora ho richiamato l'attenzione di mio marito. Abbiamo osservato l'aereo e notato che, prima di finire la rotta sopra i cieli catanesi, l'aereo ha interrotto improvvisamente la scia per proseguire il volo verso il continente. Già prima nel tratto di autostrada tra Acireale e Catania, avevo visto le scie che i velivoli avevano rilasciato, ma quella su Catania era fresca, evidente e sfacciatamente solo sopra la città!
Fatto sta che all'ospedale abbiamo pagato il ticket e dopo ci siamo messi in coda nell'ambulatorio. Aspettavamo all'aperto, perché dentro la sala d'attesa non si respirava di quanti eravamo. Nel cortiletto dove ci trovavamo, c'è anche una porta secondaria da cui entrano ed escono i medici del reparto. Ad un certo punto, abbiamo visto due medici che chiacchieravano sulla soglia della porta. Il cielo era ormai coperto dalle ‘piccole cellule di nuvole’ (qui probabilmente la lettrice descrive stratocumuli artificiali, n.d.r.) tra le quali si intravedevano le sottili venature del cielo (sembravano mille pezzi di un puzzle che si univano). Si capiva che non erano nuvole normali. Inoltre il sole che traspariva era come se fosse filtrato da una lente affumicata: sembrava la luce di un'eclisse solare parziale.
Dunque, tornando ai medici, uno di loro ha guardato il cielo e ha detto, con l'indice rivolto al cielo: ‘Ci stanno avvelenando tutti!’ L'altro gli ha risposto con un tono sicuro, guardando in alto: "E non abbiamo visto ancora niente. Fra un paio di mesi ti voglio!" Dopo ci hanno guardati: hanno bruscamente interrotto la conversazione e se ne sono andati. Mio marito mi guardava negli occhi con lo sguardo che diceva: ‘Non ci credo: mi avvelenano come un topo impotente in gabbia’. Dopo ha esclamato: ‘Hai sentito che cosa hanno detto?’ Gli ho risposto: ‘Te l'avevo detto che non erano le ...!’ Mio marito era silenzioso.
Ti ho raccontato il fatto: questo episodio mi conferma che lo sanno tutti, ma purtroppo non tutti vogliono parlare.
Un caro abbraccio!"
"Ciao Gabriele, volevo segnalarti una cosa che mi è capitata ieri (31/03/2011).
Ieri ero nel centro di Catania per una visita specialistica presso uno degli ospedali della città. Strada facendo (mio marito mi accompagnava e ti avevo già accennato a quanto è scettico per tanti temi misteriosi...), ci trovavamo nei pressi del centro e, sopra i palazzi, abbiamo visto strisciare nel cielo un aereo che proveniva dalla parte sud-ovest della Sicilia e che faceva una bella doppia scia. Quando si trovava sopra la città (il cielo era meravigliosamente azzurro, quindi la scia spiccava) mi era sembrato che la quantità di quelle sostanze che le scie contengono fosse molto aumentata, come se il pilota scaricasse tutto sopra la città. Allora ho richiamato l'attenzione di mio marito. Abbiamo osservato l'aereo e notato che, prima di finire la rotta sopra i cieli catanesi, l'aereo ha interrotto improvvisamente la scia per proseguire il volo verso il continente. Già prima nel tratto di autostrada tra Acireale e Catania, avevo visto le scie che i velivoli avevano rilasciato, ma quella su Catania era fresca, evidente e sfacciatamente solo sopra la città!
Fatto sta che all'ospedale abbiamo pagato il ticket e dopo ci siamo messi in coda nell'ambulatorio. Aspettavamo all'aperto, perché dentro la sala d'attesa non si respirava di quanti eravamo. Nel cortiletto dove ci trovavamo, c'è anche una porta secondaria da cui entrano ed escono i medici del reparto. Ad un certo punto, abbiamo visto due medici che chiacchieravano sulla soglia della porta. Il cielo era ormai coperto dalle ‘piccole cellule di nuvole’ (qui probabilmente la lettrice descrive stratocumuli artificiali, n.d.r.) tra le quali si intravedevano le sottili venature del cielo (sembravano mille pezzi di un puzzle che si univano). Si capiva che non erano nuvole normali. Inoltre il sole che traspariva era come se fosse filtrato da una lente affumicata: sembrava la luce di un'eclisse solare parziale.
Dunque, tornando ai medici, uno di loro ha guardato il cielo e ha detto, con l'indice rivolto al cielo: ‘Ci stanno avvelenando tutti!’ L'altro gli ha risposto con un tono sicuro, guardando in alto: "E non abbiamo visto ancora niente. Fra un paio di mesi ti voglio!" Dopo ci hanno guardati: hanno bruscamente interrotto la conversazione e se ne sono andati. Mio marito mi guardava negli occhi con lo sguardo che diceva: ‘Non ci credo: mi avvelenano come un topo impotente in gabbia’. Dopo ha esclamato: ‘Hai sentito che cosa hanno detto?’ Gli ho risposto: ‘Te l'avevo detto che non erano le ...!’ Mio marito era silenzioso.
Ti ho raccontato il fatto: questo episodio mi conferma che lo sanno tutti, ma purtroppo non tutti vogliono parlare.
Un caro abbraccio!"
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