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domenica 21 agosto 2016

Laura Fezia "Apparizioni Mariane: il Grande Imbroglio"

Laura Fezia è nata, vive e lavora a Torino, dove da più di trent’anni si interessa e si occupa della divulgazione delle tematiche acquariane. Studiosa del «mistero», amante degli animali, scrittrice e insegnante di tecniche per il riequilibrio energetico, collabora con numerose testate giornalistiche ed è spesso ospite di prestigiose trasmissioni televisive.

Ama definirsi «una laica a 720°, perché un giro solo non basta» e il suo impegno è volto non già contro la fede ma a scardinare il terrorismo psicologico che la Chiesa cattolica esercita su milioni di devoti, convinti da una martellante e subdola campagna pubblicitaria iniziata un paio di millenni orsono, che questa sia l’indispensabile e unica intermediaria tra l’umano e il divino.


Conferenza di Laura Fezia - Video:


Leggi un estratto dal libro di Laura Fezia "Apparizioni Mariane: il Grande Imbroglio"
(fonte: QUI )

Tra le innumerevoli stranezze che mi turbavano, c'era quella legata a un'apparizione mariana.
Non so se qualcuno ricorda che negli anni Cinquanta la radio (pubblica, ovviamente, la RAI, perché allora solo quella c'era!) trasmetteva le suppliche ad almeno due Madonne: quella di Pompei, l'8 di maggio e la prima domenica di ottobre, e quella di Lourdes, l'11 febbraio.
Sulla Madonna di Pompei il mio interesse era alquanto scarso; la devozione popolare era nata intorno a un dipinto, oggetto di una vicenda bislacca accaduta nella seconda metà del XIX secolo a un tale Bartolo Longo, che aveva prodotto la costruzione di un santuario e iniziato a fare miracoli: niente di troppo interessante.
Per ciò che riguardava Lourdes, invece, la mia attenzione, sapientemente pilotata, era alle stelle! La vicenda di Bernadette che vede la Madonna e in seguito, da vera Santa, prima viene rinchiusa in convento e poi muore appena trentacinquenne, corrosa dalla tubercolosi ossea, dopo aver avallato per ordine celeste ciò che Pio IX aveva già anticipato, con papale e infallibile intuizione, quattro anni prima, cioè il dogma dell'Immacolata Concezione, era diventata una specie di tormentone, quasi una favola della buona notte...
Ma ciò che mi turbava non era il racconto, che, anzi, mi piaceva perfino (mi avevano anche portata al cinema a vedere il film con Jennifer Jones!), bensì la piccola rappresentazione che veniva messa in scena ogni 11 febbraio, quando una decina di persone (tutte pie donne più due poveri bambini) si accalcavano nel tinello di casa mia e seguivano, in ginocchio, la supplica trasmessa dalla Rai, rispondendo a tono e... fissando l'apparecchio radio con espressione mistica e le mani giunte, come se la Madonna dovesse apparire proprio lì da un momento all'altro... Nonostante la storia mi affascinasse, in qualche modo, avevo molte perplessità: quella sceneggiata mi sembrava una farsa poco rispettosa, alla quale cercavo invano di sottrarmi, ma che ogni anno dovevo subire, in ginocchio, rosario in mano, giaculatoria pronta!
Ecco: questo fu il mio approccio con le apparizioni mariane, ma poi la storia proseguì.
Finalmente, infatti, sul finire del 1957, in casa mia entrò trionfalmente un apparecchio televisivo e fu così che una sera del 1959 vidi un servizio dell'unico telegiornale disponibile, dove si diceva che papa Giovanni XXIII aveva aperto la busta contenente il testo del terzo segreto di Fatima e aveva deciso di non divulgarlo. Ovviamente domandai spiegazioni, che mi vennero doviziosamente elargite e fu così che entrai per la prima volta in contatto con Fatima e i suoi misteri. 
Nel 1961, poi, accadde un fatto per me determinante: in una rivista lessi che nel Nord della Spagna, in un paesino di cui sulle prime feci fatica a decifrare il nome, «San Sebastian de Garabandal», c'erano alcune bambine che affermavano di vedere la Madonna e che questa dettava loro dei messaggi; per altre vie appresi, in seguito, che la Chiesa non riconosceva quelle apparizioni come autentiche.
Nell'articolo si parlava anche di un'altra apparizione, quella di La Salette, sulla quale il giornalista era rimasto sul vago, dicendo solo che era avvenuta in Francia, protagonisti, tanto per cambiare, due poveri pastorelli e che anche in quel caso pareva ci fossero dei messaggi, che però i fedeli erano stati invitati a ignorare.
Fu in quegli anni che scattò qualcosa dentro di me: cosa significava che ci fossero apparizioni riconosciute e altre no? Perché di alcune si parlava liberamente e perfino con enfasi, mentre su altre sembrava aleggiare una certa reticenza?
Nel frattempo, inoltre, il giallo del terzo segreto di Fatima, dopo la rinuncia di Giovanni XXIII a svelarne il contenuto, si era arricchito di mistero, di dubbi, di ipotesi, la più gettonata e intrigante delle quali, riferita periodicamente da quelli che non si chiamavano ancora "media", era che la Madonna avesse profetizzato la Terza guerra mondiale o addirittura la fine del mondo... tutto ciò senza che mai il Vaticano intervenisse con un comunicato per smentire nemmeno le illazioni più fantasiose.
Le presunte apparizioni mariane, nel tempo, sono state tantissime e in rapporto al loro numero sono poche quelle che hanno ottenuto l'imprimatur ufficiale di santaromanachiesa, la quale, tanto per incominciare, distingue quelle private da quelle pubbliche, anche se, in realtà, quest'ultimo termine andrebbe usato al singolare, poiché l'unica apparizione con relativa rivelazione pubblica riconosciuta è legata alla venuta di Cristo, alla sua predicazione, morte e resurrezione così come riferite dal Nuovo Testamento e si considera conclusa con la morte dell'ultimo degli Apostoli, che forse è Giovanni, ma in realtà non si sa bene, visto che viene considerato apostolo anche Paolo... però questi sono dettagli, i soliti papocchi fumosi della Chiesa, una delle sue tante questioni di lana caprina, che non vengono mai chiarite a bella posta, tanto per dare un po' di lavoro ai teologi.
Si considerano apparizioni private quelle avute da soggetti singoli o anche piccoli gruppi e nel corso del tempo ci sono state feroci battaglie - teologiche e non - sull'attendibilità di questo o quel veggente.
Clamoroso, per esempio, fu il caso di una certa Maria Valtorta, la quale ebbe, a suo dire, una lunga serie di visioni che le consentirono di riscrivere il Vangelo, oltre a numerose altre opere, assolutamente sgradite all'allora Sant'Uffizio e messe all'indice: i suoi testi provocarono anche articoli di fuoco sull'«Osservatore Romano» che li definì «Una vita di Gesù malamente romanzata».
Ma avremo occasione di esaminarne altri.
Nel 1985, l'allora cardinale Joseph Ratzinger mise la parola fine a tutte le chiacchiere sull'argomento, dichiarando ufficialmente fuori legge le opere della veggente viareggina, «la cui condanna non fu presa alla leggera ma dopo ponderate motivazioni al fine di neutralizzare i danni che tale pubblicazione può arrecare ai fedeli più sprovveduti», che forse avrebbero potuto suscitare qualche temibile dubbio sulla legittimità della Chiesa come unica depositaria del Verbo. Quando, in seguito, l'Ordine dei Servi di Maria tentò umilmente di proporre la beatificazione della Valtorta, la Congregazione per le cause dei Santi non prese nemmeno in considerazione l'istanza, senza fornire spiegazioni in merito.
La stessa sorte toccò ad altri presunti veggenti, le cui rivelazioni mistiche subirono secche smentite e relative condanne da parte della Santa Sede, mentre alcune apparizioni vennero semi-riconosciute in sordina, servirono solo a creare piccoli e discreti culti locali e se ci furono clamori e beghe, questi rimasero circoscritti tra curie e Segreteria di Stato: uno tra i più celebri di questi casi è quello di La Salette, ripescato e rivalutato per uno scopo ben preciso solo nel 1999, oggetto di un prossimo capitolo.
Infine, il Vaticano non esitò a riconoscere e ingigantire la portata di altre apparizioni mariane quando particolari condizioni lo richiesero, come nel caso di Guadalupe e di Lourdes, mentre Fatima divenne improvvisamente benvista ed enfatizzata solo dopo l'attentato a Giovanni Paolo II, quando finalmente vescovi e monsignori assortiti trovarono una quadra soddisfacente per giustificare un episodio che, inizialmente, era stato sottovalutato e sfuggito loro di mano, creando seri imbarazzi.
Nelle pagine che seguono esamineremo insieme alcuni tra i casi più interessanti nei quali, con il beneplacito o meno di santaromanachiesa, una figura che solo e sempre a posteriori è stata identificata come «la Madonna», variamente definita, si è, in qualche modo, palesata: che poi lo abbia fatto realmente o nell'immaginazione (in buona o in malafede) dei relativi veggenti, è argomento che non avrà mai una risposta soddisfacente.
I cattolici a oltranza, continueranno a credere nelle manifestazioni celesti a dispetto di qualsiasi prova contraria (e anche del più comune buonsenso), gli atei, gli agnostici, i laici, i razionalisti, non smetteranno mai di considerarle colossali bufale finalizzate alla truffa. A questi due schieramenti si affiancano, inoltre: gli amanti delle ipotesi ufologiche, che reclamano i loro spazi e a La Salette, Lourdes, Fatima, ecc., avallano la presenza di esseri venuti dalle stelle; i fanatici New Age in fuga dalla realtà al pari di quelli religiosi anche se su un piano diverso; coloro che, ben decisi a mantenere almeno un piede per terra, escludono la Madonna, ma sono comunque propensi a ritenere che, come la storia ha spesso dimostrato, non solo ciò che si vede, si pesa, si tocca e si misura sia da prendere in considerazione.
Lo scopo di questo libro è molto semplice, come ho già avuto modo di anticipare: offrire informazioni, tenendo presente che la maggior parte del materiale che riguarda le apparizioni mariane non proviene da ambiti anticlericali, ma da inossidabili fonti cattoliche, tra le quali il sito internet della Congregazione per la dottrina della fede.
So bene, perché l'ho sperimentato direttamente, che i credenti sono poco propensi - quando non addirittura ferocemente ostili - ad ascoltare interpretazioni diverse da quelle di santaromanachiesa, versioni alternative, voci fuori dal coro e nelle mie annose frequentazioni con ambienti pii ne ho scoperto il motivo: ciò che un credente teme di più è il dubbio! Hai visto mai che a prestare orecchio a certi racconti ci potesse ravvisare un barlume di verità, che gli saltassero all'occhio le mille incongruenze cattoliche, che sono un insulto alla più mediocre delle intelligenze?
Il credente - e intendo quello inossidabilmente dipendente dai consolatori inganni ecclesiastici - ne è talmente condizionato che ha costruito la propria vita intorno a un nucleo di dogmi e papocchi assortiti accolti a scatola chiusa; gli hanno insegnato che «Mater et magistra gentium a Christo Iesu ob eam causam catholica Ecclesia constituta est> e che il papa è infallibile, dunque non si discute: Chiesa e fede sono la stessa cosa, non esiste spiritualità consentita se non quella da lei autorizzata, i dubbi e le curiosità sono tentazioni del diavolo, certe letture vanno rifiutate a priori, l'anelito alla conoscenza è peccaminoso, occorre accettare senza se e senza ma tutto ciò che «Mater et magistra gentium» propina.
Invece, secondo me, anche la fede deve essere soggetta a una sorta di consenso informato, deve essere il risultato di una libera scelta che non può prescindere dalla messa in discussione di ogni regola, dogma, imposizione di qualsiasi Chiesa. Solo così, eventualmente, può essere autentica e non frutto di condizionamenti, sterile ripetizione pappagallesca di verità altrui, di chi ha interesse a vendercele come se fossero un dentifricio o una marca di formaggini per trarne un tornaconto puramente economico.
La fede autentica, libera da vincoli e indottrinamenti, non teme i confronti, non ha paura di ascoltare altre voci con serenità di giudizio, non è mai fanatica: se è scaturita da una scelta consapevole, non potrà vacillare per nessun motivo e non avrà la pretesa di imporsi, perché rappresenterà il rapporto personale del singolo con il divino, comunque inteso, in sintonia con i Grandi Principi che regolano l'Armonia cosmica. Non è certamente instillandogli la paura di un castigo che si obbliga un individuo a «comportarsi bene» nei confronti del suo prossimo e del Creato e ne abbiamo quotidianamente la prova sotto gli occhi.
L'appartenenza ottusa a una qualsiasi congrega che si autodefinisca depositaria unica e assoluta di una Verità, è la negazione stessa di una fede sana, che non provoca inibizioni coatte di normalissime pulsioni, ma soprattutto non insulta un dio comunque chiamato, attribuendogli le qualità, i pensieri e i comportamenti del più intransigente, permaloso, intollerante, irascibile, arrogante, subdolo, dispotico, sadico, violento degli uomini.
Per dirla con Margherita Hack: «Non è necessario avere una religione [e appartenere a una Chiesa] per avere una morale, perché se non si riesce a distinguere il bene dal male, quella che manca è la sensibilità, non la religione [o le regole imposte da una Chiesa]».
Nelle pagine che seguono, un credente potrà trovare molti elementi di riflessione su come il cattolicesimo ha stravolto e adattato pro domo sua tradizioni spirituali che lo hanno ampiamente preceduto, reinterpretando la figura di Maria di Nazareth a proprio uso e consumo per motivi che con la fede non hanno alcunché da spartire.
Ciò non toglie che, dopo avere ascoltato un'altra voce in merito, chi lo desidera potrà continuare a essere devoto a quello che è un divino archetipo, cui sarà libero di attribuire il nome che meglio crede: magari, però, inizierà a portare un po' meno soldi presso i santuari mariani e smetterà di mantenere e ingrassare stuoli di cialtroni.

Apparizioni Mariane: il Grande Imbroglio

Ogni giorno (o quasi) giunge notizia che nel tal paesino è spuntato un nuovo veggente, la madonna ha fatto la sua comparsa e la macchina dei pellegrinaggi si è messa in movimento. Si rende dunque necessario capire qualcosa in più su di un fenomeno in aumento, anche perché le varie “Signore di Luce”, dai nomi diversi, ma sempre riconducibili alla Virgo cattolica, hanno quasi sempre partorito profezie sulla «fine del tempi», minacciando lo scatenamento dell’ira di Dio.
Perché esistono apparizioni mariane riconosciute dalla Chiesa, altre che non ricevono l’imprimatur clericale e alcune sulle quali la Santa Sede non si pronuncia chiaramente, pur autorizzando il culto della relativa madonna?
Nel libro verranno affrontati i seguenti argomenti:
- Il culto della madonna «Santa madre di Dio» è un’invenzione della Chiesa
- I criteri fumosi (e spesso disattesi) dei riconoscimenti.
- Il “lavoro di veggente”: un ottimo sistema per affrontare la crisi.
- Si tratta sempre di bufale o in alcuni casi accadde “qualcosa” di cui la Chiesa si appropria solo in seguito?



Terzo segreto di Fatima - intervista a Laura Fezia 1/2


Terzo segreto di Fatima - intervista a Laura Fezia 2/2



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