Disastro
ambientale in Brasile: la marea tossica raggiunge l’Oceano. È morte e
distruzione
Più di 60 milioni di metri cubi di fanghi tossici
provenienti da una miniera di ferro hanno raggiunto l'Oceano Atlantico nello
stato di Espirito Santo. Fuoriusciti il 5 novenmbre scorso dal cedimento delle
dighe Fundao e Santarem hanno devastato il bacino del fiume Rio Doce, nella
regione di Minas Gerais. Migliaia di pesci sono morti anche se l'azienda che
gestice la cava, la Samarco, ritiene che le sostanze che si sono riversate nel
fiume non siano contaminanti. Secondo l'Alto Commissariato dell'Onu il fango
conterrebbe invece metalli tossici e sostanze chimiche. Il ministro
dell'Ambiente Izabella Teixera ha dichiarato che si tratta del più grave
disastro ambientale mai accaduto nel Paese
Nel più completo silenzio dei media, lo scorso 5 novembre si è
consumato in Brasile il disastro ambientale più
grave della storia del Paese: due dighe contenenti vari milioni di rifiuti
di scarto da operazioni minerarie sono crollate.
Un
flusso inarrestabile di fango ferroso contaminato da arsenico, piombo, cromo e
altri metalli pesanti ha invaso la città di Mariana, nello stato di Minas
Gerais, continuando inarrestabile il suo percorso di morte e distruzione.
La
fanghiglia che ha causato la morte di 17 persone e costretto altre centinaia ad
abbandonare le proprie abitazioni è il prodotto di scarto delle operazioni
minerarie effettuate per l’estrazione del ferro. Sessanta milioni di metri
cubi, finiti nel Rio Doce – il Fiume Dolce – che stanno contaminando
acqua e terreni, distruggendo la flora e la fauna che incontrano nel loro percorso.
In
questi giorni, infatti, aree protette, campi agricoli, case, habitat sensibili
sono stati ricoperti da fango rosso. Si temono danni permanenti all’ecosistema.
Ancora non si conoscono con certezza le cause che hanno portato
al crollo delle dighe contenenti i rifiuti tossici, ma si sa,stando a quanto afferma Il Fatto Quotidiano, che il
giorno in cui si è verificato il crollo i lavoratori stavano effettuando degli
interventi finalizzati ad allargare la diga, per accogliere un numero maggiore
di scarti.
Intanto il fango continua il suo percorso e il 22 novembre scorso è
arrivato nell’Oceano Atlantico.
Nonostante
l’immediato allarme, il fiume di sostanze tossiche è arrivato a toccare una
delle regioni con maggiore biodiversità del Brasile.
In
un’intervista rilasciata alla BBC, Andres Ruchi, direttore della Scuola di
Biologia Marina di Santa Cruz, nello stato di Espirito Santo, ha detto che il
fango potrebbe avere un impatto devastante sulla vita marina una volta
raggiunto il mare. Ruchi ha spiegato che la zona nei pressi della foce del Rio
Doce è un luogo riproduzione di molte specie animali, tra cui tartarughe,
delfini e balene.
“L’arrivo
del fango tossico nell’oceano può avere un impatto ambientale equivalente alla
contaminazione di una foresta tropicale delle dimensione del Pantanal
brasiliano”, ha spiegato Ruchi, e
potrebbero volerci 100 anni per ritornare a una situazione di normalità.
Un
disastro di proporzioni mondiali di cui quasi nessuno ha parlato.
Tra
le principali vittime di questo disastro ambientale ci sono gli indiani
Krenak, il popolo indigeno che vive sulle rive del fiume contaminato. Il fango
è dappertutto, e avvolge pesci ed altri animali morti.
La
diga crollata prende il nome di Samarco Mineracao Sa, ed è controllata dalla
anglo-australiana Bhp Billiton e dalla brasiliana Vale, entrambi colossi delle
miniere.
Secondo quanto riporta Il Fatto Quotidiano, parte
della responsabilità sarebbe da imputare alle gravi inadempienze in termini di
manutenzione e sicurezza operate dalla ditta: nessun piano di evacuazione,
nessun protocollo per far fronte alle emergenze. Un disastro annunciato, visto
che l’ultimo rapporto che denunciava i rischi delle dighe-rifiuti risale al
2013.
Ad oggi la Samarco ripete che i
materiali non sono tossici. Sul
sito della Air Products, però, gli stessi produttori dicono che le ether amines “are
not readily biodegradable and have high toxicity to aquatic organisms”. E
infatti le autorità ricordano che è pericoloso usare l’acqua contaminata.
Il
governatore di Minas Gerais, Fernando Pimentel, dice che la Samarco non
sta facendo abbastanza. Il presidente Dilma Rousseff, invece, che la
società dovrà pagare per le operazioni di pulizia, di risarcimento e per
l’approvvigionamento dell’acqua. Se si considera tutto il fiume, e l’inquinamento
accumulatosi negli scorsi decenni trascinato in mare assieme alle acque
ferrose, i miliardi per la pulizia sono stimati a circa 27. Ma chissà se mai
qualcuno pagherà per questo scempio. Resta però un’amara certezza: che dinanzi
la sete di soldi nessuno impara dai propri errori.
(Foto:
nationalpostcom)
(FONTE: http://ambientebio.it/disastro-ambientale-in-brasile-la-marea-tossica-raggiunge-loceano-e-morte-e-distruzione/
Nessun commento:
Posta un commento