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martedì 8 dicembre 2015

BRASILE: disastro ambientale! Fanghi tossici entrano in OCEANO!

Disastro ambientale in Brasile: la marea tossica raggiunge l’Oceano. È morte e distruzione
By Agnese Tondelli on 26 novembre 2015

Più di 60 milioni di metri cubi di fanghi tossici provenienti da una miniera di ferro hanno raggiunto l'Oceano Atlantico nello stato di Espirito Santo. Fuoriusciti il 5 novenmbre scorso dal cedimento delle dighe Fundao e Santarem hanno devastato il bacino del fiume Rio Doce, nella regione di Minas Gerais. Migliaia di pesci sono morti anche se l'azienda che gestice la cava, la Samarco, ritiene che le sostanze che si sono riversate nel fiume non siano contaminanti. Secondo l'Alto Commissariato dell'Onu il fango conterrebbe invece metalli tossici e sostanze chimiche. Il ministro dell'Ambiente Izabella Teixera ha dichiarato che si tratta del più grave disastro ambientale mai accaduto nel Paese

Nel più completo silenzio dei media, lo scorso 5 novembre si è consumato in Brasile il disastro ambientale più grave della storia del Paese: due dighe contenenti vari milioni di rifiuti di scarto da operazioni minerarie sono crollate.
Un flusso inarrestabile di fango ferroso contaminato da arsenico, piombo, cromo e altri metalli pesanti ha invaso la città di Mariana, nello stato di Minas Gerais, continuando inarrestabile il suo percorso di morte e distruzione.
La fanghiglia che ha causato la morte di 17 persone e costretto altre centinaia ad abbandonare le proprie abitazioni è il prodotto di scarto delle operazioni minerarie effettuate per l’estrazione del ferro. Sessanta milioni di metri cubi, finiti nel Rio Doce – il Fiume Dolce – che stanno contaminando acqua e terreni, distruggendo la flora e la fauna che incontrano nel loro percorso.
In questi giorni, infatti, aree protette, campi agricoli, case, habitat sensibili sono stati ricoperti da fango rosso. Si temono danni permanenti all’ecosistema.
Ancora non si conoscono con certezza le cause che hanno portato al crollo delle dighe contenenti i rifiuti tossici, ma si sa,stando a quanto afferma Il Fatto Quotidiano, che il giorno in cui si è verificato il crollo i lavoratori stavano effettuando degli interventi finalizzati ad allargare la diga, per accogliere un numero maggiore di scarti.

Intanto il fango continua il suo percorso e il 22 novembre scorso è arrivato nell’Oceano Atlantico.
Nonostante l’immediato allarme, il fiume di sostanze tossiche è arrivato a toccare una delle regioni  con maggiore biodiversità del Brasile.
In un’intervista rilasciata alla BBC, Andres Ruchi, direttore della Scuola di Biologia Marina di Santa Cruz, nello stato di Espirito Santo, ha detto che il fango potrebbe avere un impatto devastante sulla vita marina una volta raggiunto il mare. Ruchi ha spiegato che la zona nei pressi della foce del Rio Doce è un luogo riproduzione di molte specie animali, tra cui tartarughe, delfini e balene.
L’arrivo del fango tossico nell’oceano può avere un impatto ambientale equivalente alla contaminazione di una foresta tropicale delle dimensione del Pantanal brasiliano”, ha spiegato Ruchi, e potrebbero volerci 100 anni per ritornare a una situazione di normalità.
Un disastro di proporzioni mondiali di cui quasi nessuno ha parlato.
Tra le principali vittime di questo disastro ambientale ci sono gli indiani Krenak, il popolo indigeno che vive sulle rive del fiume contaminato. Il fango è dappertutto, e avvolge pesci ed altri animali morti.
 La diga crollata prende il nome di Samarco Mineracao Sa, ed è controllata dalla anglo-australiana Bhp Billiton e dalla brasiliana Vale, entrambi colossi delle miniere.
Secondo quanto riporta Il Fatto Quotidiano, parte della responsabilità sarebbe da imputare alle gravi inadempienze in termini di manutenzione e sicurezza operate dalla ditta: nessun piano di evacuazione, nessun protocollo per far fronte alle emergenze. Un disastro annunciato, visto che l’ultimo rapporto che denunciava i rischi delle dighe-rifiuti risale al 2013.
Ad oggi la Samarco ripete che i materiali non sono tossici. Sul sito della Air Products, però, gli stessi produttori dicono che le ether amines “are not readily biodegradable and have high toxicity to aquatic organisms”. E infatti le autorità ricordano che è pericoloso usare l’acqua contaminata.
Il governatore di Minas Gerais, Fernando Pimentel, dice che la Samarco non sta facendo abbastanza. Il presidente Dilma Rousseff, invece, che la società dovrà pagare per le operazioni di pulizia, di risarcimento e per l’approvvigionamento dell’acqua. Se si considera tutto il fiume, e l’inquinamento accumulatosi negli scorsi decenni trascinato in mare assieme alle acque ferrose, i miliardi per la pulizia sono stimati a circa 27. Ma chissà se mai qualcuno pagherà per questo scempio. Resta però un’amara certezza: che dinanzi la sete di soldi nessuno impara dai propri errori.
(Foto: nationalpostcom)


(FONTE:  http://ambientebio.it/disastro-ambientale-in-brasile-la-marea-tossica-raggiunge-loceano-e-morte-e-distruzione/


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