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sabato 29 dicembre 2018

Ragazza trovata morta in fondo al lago: Chiara Bariffi. Raccolta dati


Domenica 11 settembre
Bellano: arrivano i sub 
per cercare Chiara

Una sensitiva ha indicato il luogo in fondo al lago dove si troverebbe l’auto con la ragazza

BELLANO - Ha raccolto l’adesione di un gruppo di sub della provincia l’appello della famiglia Bariffi e della medium bresciana Mariarosa Busi. Forse già oggi potrebbero ripartire le ricerche di Chiara, scomparsa nella notte tra il 30 novembre e l’1 dicembre 2002. 

«I sommozzatori andranno a fare un sopralluogo – ha annunciato la mamma, Luciana Bariffi – nel punto indicato a Dervio». Proprio da queste pagine era stato diffuso il 15 maggio scorso l’invito a riaprire il caso dopo che la veggente, che la famiglia aveva interpellato, aveva indicato su una cartina il tratto di lago che custodirebbe l’auto e la giovane donna scomparsa. 
I genitori avevano chiesto a qualcuno, dotato di un robot per le ricerche in profondità, di seguire quanto la medium di Molinetto aveva indicato, dopo essere venuta sul lago a Pasquetta ed avere sentito il grido di auto di Chiara mentre percorreva la strada da Dervio a Bellano. L’ultima che la 30enne avrebbe percorso all’epoca, prima di scomparire con la sua Daihatsu Terios 4x4. 

Nella serata di ieri c’è stato l’incontro tra la famiglia Bariffi e il presidente dell’associazione di sub per definire come impostare la ricerca. Già oggi, secondo le prime indiscrezioni, ci dovrebbero essere una ricognizione sul posto e l’avvio delle prime ricerche. 

A Dervio ci sarebbe il luogo preciso, quello che Mariarosa Busi ha fissato sul disegno e consegnato pure ai carabinieri di Lecco il giorno della sua visita sul lago. 

Ragionando sulla scomparsa contemporanea della donna e della sua auto ci sono quattro possibilità: quattro punti cioè 
dove Chiara avrebbe potuto decidere di lanciare l’auto nelle acque per farla finita senza lasciare tracce. 

Ipotesi vagliata anche ai tempi delle indagini. Sono altrettanti scivoli per l’alaggio delle barche: 

- Il primo è ubicato a fianco del depuratore comunale, a servizio del Centro Vela Dervio. 
- Il secondo è invece di uso privato e si trova a lato del Campeggio Europa ed è utilizzato dal Cantiere nautico Cargasacchi per la propria attività. 
- Un terzo è distante circa 300 metri ed è in località Santa Cecilia. 
- L’ultimo si trova all’interno dell’area verde dietro l’ex Redaelli ed era stato costruito una decina di anni fa per i Campionati mondali di vela. Lo specchio di lago davanti è il più profondo.



Lunedì sera 12 sett 2005
Medium trova nel lago il corpo di Chiara La giovane bellanese era sparita tre anni fa: l'auto è a Dervio a centoventidue metri di profondità La sensitiva chiamata dai familiari disperati: «Ho percepito subito la sua presenza in quel punto»

La sensitiva bresciana Maria Rosa Busi mostra la foto di Chiara Bariffi: la sua auto è stata trovata a Dervio a centoventi metri di profondità foto Sandonini
bellano Un mistero durato tre anni quello di Chiara Bariffi, ma ora è arrivata la svolta. Una triste svolta. L'auto della ragazza bellanese infatti, scomparsa nella notte del 30 novembre mentre rientrava a casa dopo una serata trascorsa con gli amici, è stata rinvenuta nel fondo del lago a Dervio - subito dopo l'ultima galleria per chi proviene da Lecco - a centoventidue metri di profondità. All'interno dell'abitacolo c'è un corpo: è quasi certo che sia proprio quello della giovane di Bellano. I genitori non avevano saputo più nulla della figlia, erano andati anche a «Chi l'ha visto?». Tante le ipotesi che però non avevano mai trovato conferma. Fino ad ieri mattina, quando il gruppo dei volontari della protezione civile Sebino, della provincia di Brescia, guidati dal presidente Remo Bonetti, hanno individuato l'auto. All'interno dovrebbe esserci anche Chiara: se ne avrà la certezza assoluta solo nei prossimi giorni quando un gruppo speciale dei sommozzatori recupererà l'auto. L'importante scoperta è avvenuta grazie al misterioso apporto di una sensitiva, Maria Rosa Busi contattata dalla famiglia nell'aprile scorso. La sensitiva era giunta a Bellano il lunedì di Pasquetta e aveva sentito la presenza dell'auto della ragazza in punto preciso del lago. Dove poi è stata rinvenuta.

Ieri mattina, domenica, dopo numerosi scandagli, nello specchio d'acqua alle porte di Dervio, è stata individuata, attorno alle 10, l'auto con la quale la ragazza bellanese era scomparsa da casa circa tre anni fa. La vettura è a circa 120 metri di profondità e si trova proprio a un centinaio di metri dalla sponda di lago subito dopo la galleria alle porte di Dervio per chi giunge da Bellano . L'area da mesi era stata segnalata dalla sensitiva Mariarosa Busi. Il robot "Mercurio", manovrato dal Gruppo Soccorso Sebino volontari di Protezione civile, ha individuato l'auto, con la parte anteriore danneggiata, al cui interno si intravede una figura che, ormai pare certo, sia quella di Chiara. Oggi, lunedì, sono in corso gli interventi per il recupero del'auto che contengono i resti della sfortunata ragazza.

Il calvario dei genitori Francesco e Luciana pare a una svolta, seppur dolorosa. La macchina della figlia Chiara , con all'interno il corpo della ragazza, è stata individuata. L'operazione è avvenuta questa mattina da parte del Gruppo Soccorso Sebino volontari di Protezione civile guidati dal su fondatore e responsabile, Remo Bonetti. Alle ricerche, giunte ad una definitiva svolta, hanno comunque collaborato anche Antonio Ciaccio e Umberto Crippa della "Welcomemedia and Ologis" che, come in passato, ieri, sabato, avevano perlustrato la zona con un Rov (piccola telecamera a filo guidata).
Sul posto oggi erano presenti anche i Carabinieri e Marco Arrigoni dello "Schwarzy Team " di Lecco.
Rimango ancora molti dubbi da chiarire e sopra tutti quello di come l'auto, con la ragazza, sia finita in quel punto del lago senza aver travolto muretti di sorta.
Chiara, come si ricorderà, allora trentenne, era svanita nel nulla, nella notte tra il 30 novembre ed il primo dicembre del 2002, dopo essere uscita di casa con la sua auto, una Daihatsu Terios 4x4 color bordeaux, la stessa auto appunto rinvenuta questa mattina.


14 settembre – mercoledì – dal Corriere della sera:


Il padre, che non aveva mai creduto alla fuga, ha ripreso con una telecamera le fasi del ripescaggio: ora ditemi com’è morta
Il mistero della donna ripescata in fondo al lago
Sparì tre anni fa con la sua jeep: i resti recuperati nel Lario. Le ricerche «guidate» da una sensitiva
Chiara Bariffi
LECCO — Dalla tomba d’acqua profonda 122 metri la jeep bordeaux, dopo quasi tre anni, riemerge sollevata dalla gru dei pompieri che poi, controllata dai sub, la deposita con cautela sul battello fermo al largo di Dervio. Al suo interno il robot subacqueo dei volontari del Sebino, guidati nelle ricerche da una sensitiva bresciana, domenica aveva avvistato il corpo di una ragazza scomparsa. «E’ lei, Chiara, ha lo stesso giacchino beige della sera in cui sparì — riesce a dire emozionato il padre Francesco, che segue dalla riva del lago il difficile recupero riprendendo le scene con una piccola telecamera—e quella jeep è la sua.
E’ stata Maria Rosa a "sentire", non so come, le invocazioni di Chiara: senza di lei non avrei mai potuto dare l’ultimo saluto a mia figlia». Le 11.32 di ieri, sponda lecchese del Lario. Il sipario sul giallo pare proprio averlo alzato lei, Maria Rosa Busi, rispondendo all’appello dei genitori di Chiara Beriffi, sparita la notte del 30 novembre 2002 al rientro a casa da un locale, a Bellano.
L’avevano vista partire da Dervio sulla jeep. Aveva 30 anni, soffriva di depressione, era stata più volte in Gran Bretagna per cercare di uscire dal tunnel. Caduta casuale nel lago — quella notte diluviava —, oppure suicidio, o forse delitto? Sei mesi dopo i carabinieri avevano dato credito a chi l’aveva vista chiedere l’elemosina sui ponti di Venezia: «E’ andata via», avevano sentenziato: inchiesta chiusa. Ma papà Francesco e mamma Luciana non si sono arresi. Hanno indagato e scoperto che la donna di Venezia non era Chiara e in marzo si sono rivolti alla sensitiva.
Il giorno di Pasquetta Maria Rosa è venuta a Bellano e sulla cartina del lago ha tracciato una linea che parte da uno scivolo del molo di Dervio: qui la jeep sarebbe caduta in acqua finendo poi dove la sensitiva ha tracciato la «x»: «Chiara mi supplica da laggiù». Dietro a Maria Rosa si sono mobilitati solo i volontari. Decine di immersioni inutili. «Lei però — racconta Remo Bonetti del Gruppo Sebino —ci incitava a continuare, sentiva sempre la "voce" di Chiara e il padre seguiva da riva. Domenica ecco sul monitor la figura della jeep affondata con dentro un corpo».
Subito i carabinieri si sono riappropriati dell’inchiesta. E’ piombato il gruppo speciale di Genova con «Pluto », il robot che scende fino a 300 metri, ieri il recupero. Trovata Chiara, resta però il mistero. I dubbi su disgrazia, suicidio o che altro forse li risolveranno i rilievi sulla jeep e l’autopsia.
Papà Francesco («Stento a credere a voci dall’aldilà ma non posso essere scettico in assoluto») ora è «un po’ più sereno», ma vuole sapere «come è morta mia figlia». Luciana, la mamma, non dimentica: «Se gli investigatori ci avessero ascoltato quando siamo tornati a chiedere di esplorare il lago ci avrebbero risparmiato altri cinque mesi di sofferenza ».
Andrea Biglia
14 settembre 2005
Adesso è giallo: com'è morta Chiara? Ieri il corpo è stato recuperato dai sub, gli inquirenti indagano sulle cause del decesso È polemica sulla medium: contro di lei anche un esposto, ma il parroco di Bellano la difende

Il drammatico momento del recupero della Daihatsu di Chiara Bariffi, avvenuto ieri mattina a Dervio foto Sandonini
È stata recuperata ieri mattina l'auto di Chiara Bariffi. ma il mistero si fa sempre più fitto. Le forze dell'ordine infatti non si sono ancora pronunciate sulla causa di morte della ragazza, tanti infatti gli aspetti da chiarire e da verificare. Il cadavere trovato all'interno dell'abitacolo è del tutto irriconoscibile ma il ritrovamento di alcuni effetti personali conferma quella che è ormai una certezza già da domenica mattina: quella rinvenuta a 122 metri di profondità è la stessa ragazza scomparsa nella notte tra il 30 novembre e il 1 dicembre del 2002. Intanto non si placano nemmeno le polemiche intorno alla medium Maria Rosa Busi, presa di mira anche in televisione durante la trasmissione di Enrico Mentana «Matrix». La signora Busi però si difende: «Non devo dimostrare niente a nessuno. Chi mi accusa non ha capito nulla di questa storia - commenta la sensitiva bresciana - Ora almeno la famiglia Bariffi sa cha fine ha fatto la loro figlia». È proprio Francesco Bariffi, padre di Chiara, che difende la maga. «Ci ha fatto solo del bene», continua a ripetere l'uomo che, insieme alla figlia Alba, ha seguito passo passo tutte le fasi del difficile recupero dell'auto dal lago. Intanto l'associazione «Telefono antiplagio» ha presentato un esposto contro la medium, ma il parroco di Bellano la difende.
Rimane ancora il mistero da sciogliere e cioè su come l'auto con la ragazza sia finita in quel punto così distante dalla riva anche se la cosa più importante è che Chiara sia stata ritrovata anche se questo, ovviamente, può solo lenire in parte il grande dolore dei familiari.
Intanto la salma della giovane, trasportata in traghetto fino a Varenna e da lì, con un furgone, nella sala mortuaria dell'ospedale di Lecco, verrà sottoposta a diversi esami per far luce sul suo decesso; esami alcuni di quali pare siano già stati effettuati, sul traghetto, immediatamente dopo il recupero della ragazza. Insomma se è vero che si chiude il capitolo del ritrovamento, ora se ne aprono degli altri. Ad esempio, come già scritto, in che modo l'auto possa essere finta in un punto così lontano dalla riva (inspiegabile per molti soccorritori), i motivi della scomparsa della giovane e chi sia stato (o stata) a vederla per l'ultima volta oltre agli amici con la quale lei ha trascorso una parte della sua ultima serata. Ammesso che questa "figura” esista.


 
Maria Rosa Busi lo ha detto in tv a «La vita in diretta»
La medium: «So come è morta Chiara»
Nuove rivelazioni della donna che ha permesso il recupero della ragazza scomparsa in fondo al lago di Como


ROMA La medium Maria Rosa Busi, che ha indicato alle forze dell' ordine il punto, in fondo al lago di Como, in cui si trovava il cadavere di Chiara Bariffi, dice di sapere come è morta la ragazza. «Continuo ad avere visioni, penso di sapere in che modo è morta Chiara. Ho riferito tutto a sua mamma, che mi ha chiesto di mantenere il segreto». La medium lo ha detto durante il programma tv «La vita in diretta».

«Faccio tutto questo - ha spiegato la sensitiva - per aiutare chi me lo chiede, non guadagno niente, semmai spendo soldi miei. E voi non immaginate la fatica, il senso di angoscia nel sentire la voce di Chiara e rivivere la sua sofferenza».
14 settembre 2005
Lecco, 19:35

CASO BARIFFI: LA SORELLA, CHIARA NON SI E' TOLTA LA VITA
"Chiara non si e' tolta la vita". Ne e' convinta Alba Bariffi, sorella della trentenne scomparsa la notte del primo dicembre 2002 e il cui corpo, anche se ancora da identificare con certezza, e' stato recuperato ieri mattina dai fondali del lago di Como antistanti l'abitato di Dervio. Alba Bariffi ammette che "mia sorella aveva avuto problemi di depressione" ma non crede all'ipotesi "che possa aver mai pensato di suicidarsi. In quei giorni era felice. L'assistenza del Cps di Bellano le era stata di grande aiuto. E' accaduto ben altro".
16 sett - venerdì
dervio Ieri l'autopsia con uno specialista del Ris: smentita dagli inquirenti la pista satanica Nessun segno di violenza sul corpo di Chiara
dervio Non sono stati trovati segni evidenti di violenza sul corpo di Chiara Bariffi. È questa l'unica notizia filtrata ieri al termine dell'autopsia effettuata sul corpo della ragazza bellanese. L'esame è iniziato nel primo pomeriggio e si è concluso verso le 19. Ad effettuarlo due esperti nominati dalla procura: il medico legale Paolo Tricomi e Marzio Massimiliano Capra, specialista di Milano. Sul corpo di Chiara sono state effettuate anche delle radiografie, oltre a diversi prelievi di tessuti per gli esami tossicologici. Le analisi dovranno dimostrare, infatti, se al momento della morte la ragazza fosse sotto l'effetto di sostanze stupefacenti, medicinali in grado di alterarne i riflessi, o di alcol. Gli esperti hanno ora sessanta giorni di tempo per depositare le proprie perizie, ma hanno anche la possibilità di chiedere una proroga se gli accertamenti dovessero prolungarsi più del previsto. Sempre ieri si era diffusa con insistenza la voce che i militari stessero seguendo una pista satanica, partendo dal soggiorno di Chiara a Londra e da «strane amicizie» che la ragazza avrebbe avuto nell'ultimo periodo della sua vita. Un'ipotesi investigativa decisamente smentita dagli inquirenti.



La medium diventata famosa dopo il ritrovamento del corpo della ragazza
La maga: ho sventato un attentato a Roma
Parla la sensitiva del lago: dai dialoghi con il Duce al caso Orlandi. «Risolverò altri casi»

DAL NOSTRO INVIATO 
MAZZANO (Brescia) —«Sono predetta dalla nascita». Una signora strana, che in paese chiamavano «la zingara» l'aveva detto alla sua mamma, l'unica che ogni tanto le dava una minestra: «Avrai una figlia e si chiamerà Maria Rosa». E così fu. «Non è incredibile? Quando ti succede una cosa del genere, significa qualcosa, no?» Dissolvenza di cinquantacinque anni da quel giorno lontano e la signora Maria Rosa è diventata una importante. Ieri pomeriggio, in ordine sparso davanti al giardino del fratello Pierino, che la protegge dall'orda: quattro troupes televisive, cinque giornalisti della carta stampata, un paio di radio al telefono di casa. «Cosa vuole, sono predetta. Ma però non voglio approfittare di Chiara. Dico chiaro e tondo che non è stata uccisa, ma che finalmente ha trovato la pace grazie a me». E lei, grazie a Chiara, ha trovato la fama: «Io sono solo una donna nata per fare del bene, che vuole soprattutto essere dimenticata, non amo parlare di me».

Chiara Bariffi era scomparsa da tre anni. I genitori volevano sapere. Il padre ha chiamato Maria Rosa Busi, «sensitiva, chiaroudente e veggente» che ha messo il dito su un punto preciso del Lago di Como: «E' qui». Era davvero lì, a 120 metri di profondità. L'hanno trovata cinque giorni fa. Tra una settimana Maria Rosa darà alle stampe il suo libro-inchiesta su Chiara: «L'urlo, la luce dopo il buio». Nel tinello della casa di Pierino, la signora Maria Rosa esce dal suo naturale riserbo per dire, tra le altre cose, che i cittadini di Roma dovrebbero esserle grati «perché li ho salvati da un attentato da milioni di morti»; che ogni sera parla con un Duce sempre più cupo «perché vuole che recuperino i documenti e le medaglie che ha lasciato al Vittoriale di Salò», che le hanno chiesto di intervenire per Emanuela Orlandi, «ma lì ci sono di mezzo poteri immensi, meglio lasciar stare»; che il caso Chiara è chiuso, «e adesso mi dedico a ritrovare altre tre persone, tra cui un uomo famoso e top secret». Maria Rosa è una donna gentile, di complessione robusta, i capelli biondo platino sono l'unico vezzo che si concede. Lavora come ausiliaria in una casa di cura, dalle 4.30 del mattino fino al pomeriggio. «Poi, a casa, aiuto chi ha bisogno». Racconta che faceva le carte, dava consigli a cuori infranti. «Risolvevo problemi di vita quotidiana, diciamo così».

Nell'ottobre del 2003 un maresciallo le chiese lumi sui Moreni di Castenedolo, una coppia scomparsa nel nulla. Lei sentì che erano in fondo al lago. «Capii di avere il potere». La capacità di andare e venire dal tunnel che collega vita e morte: «Non è che parlo con i morti, li vado a trovare. Nel 2002, durante un coma per un tumore al cervello, ho visto mio padre, scomparso nel '77, che mi ha lasciato la porta del tunnel aperta. E' stato un regalo di papà». Il fratello Pierino in realtà ricorda una più prosaica operazione all'orecchio.

Il ritrovamento dei Moreni le diede notorietà locale, anche se la sua segnalazione arrivò dopo che sui giornali era uscita la notizia del ritrovamento della borsa della signora Moreni poco distante dal punto da lei indicato giorni dopo: «Non leggo i giornali», si difende Maria Rosa. I sommozzatori che lavorarono al caso ricordano che ebbero da lei l'incitamento ad andare avanti nelle ricerche, e non la segnalazione precisa: «Ricordano male». Su Chiara, però, nessuno ha niente da dire, neppure i sommozzatori. Liberi gli scettici di malpensare che da queste parti tutti sanno che il lago crea un gorgo al fondo del quale si depositano le auto che cascano dentro. «Solo invidia. Chiara mi ha guidato fino a lei».
Per chi ci crede, dunque, è andata così: «La premonizione: ho visto una foto di quelli che cercavano i coniugi Donegani. Tra loro c'era il Remo di Pisogne, un sommozzatore che mi aveva aiutato con i Moreni. Un segno del destino». Maria Rosa dice di essere stata la prima a indicare dov'era la coppia di Brescia. «Ho incontrato anche loro, dall'altra parte». Comunque, ha chiamato Remo Sonetti, presidente del gruppo di soccorso Sabino, c'era un altro lavoro da fare. «Mi sono affacciata sul piazzale dove si sospettava che l'auto di Chiara fosse uscita di strada. Ho capito tutto. "Sono qui sotto sulla mia macchina", mi ha detto Chiara. Non ero io a guidare i sommozzatori, era lei tramite me. "Non laggiù, qui dove c'è il muretto di Eternit, tra i parafanghi delle altre auto", mi ripeteva. Dava indicazioni».
Maria Rosa dice che i viaggi nel tunnel non sono come nei film. «Non vado mica in trance. Mentre cucino, mentre parlo al telefono, i miei morti si fanno sentire. Mi fanno compagnia. Sono tutti miei amici». Signora, ma la storia dell'attentato a Roma? «Sono intervenuta di persona per evitare una strage. Ma è un segreto totale». Maria Rosa dice basta: «Odio parlare di me». Oggi le hanno telefonato cinque persone per chiedere informazioni su persone scomparse. «Io non posso accontentare tutti». E perché no? «Non lo faccio di mestiere, è un hobby. E poi il lavoro mi stanca, quando torno a casa l'energia è quella che è». Maria Rosa si congeda con una promessa: «Tra un paio d'anni vado in pensione, e allora mi dedicherò ai grandi misteri italiani. Vedrete, vedrete».
Nell'occhio del ciclone - La sensitiva, che è nota anche perchè ha contribuito a far recuperare altri due cadaveri in fondo al lago d'Iseo, è adesso nell'occhio del ciclone, come capita spesso in casi come questo, che sollevano dubbi e interrogativi, oltre a insinuazioni e ironia.
Ma la signora Busi sorride: "Gli scettici fanno bene a non credere, anche se poi mi abbracciano. Io sono "chiaroudente", sento le voci e vedo. Non so bene come funziona - dice la medium - ma sono stata in coma due volte, a trent'anni stavo morendo di tumore. Nell'agonia ho visto mio padre che mi diceva: torna indietro, la tua strada è un'altra". La signora non voleva accettare di occuparsi del caso ma è stata convinta dalla mamma di Chiara. " Ho ripercorso la strada della ragazza - ha detto - e mi sono fermata dove è stata trovata. Ho avuto una visione. Ho visto quello che voi vedete oggi. Ho sentito la sua voce. So che ho esaudito due desideri, il suo di essere sepolta, e quello dei genitori si sapere davvero cos'era successo". Ora tutti i media la cercano, la invitano alle trasmissioni. Lei però dice soltanto: "Il mio dono voglio metterlo a disposizione di chi ha bisogno. E soprattutto non voglio guadagnarci".
Sarà tutto vero? Certamente questo sembra uno di quei casi inquietanti che non si riesce a catalogare con criteri razionali. Eppure moltissimi giurano che è andata così.


Marco Imarisio
16 settembre 2005

Ieri, giovedìFrancesco Bariffi, il padre della ragazza trovata nel lago dopo tre anni, ha proceduto al riconoscimento della figlia. All'interno i particolari e gli aggiornamenti.

Nella camera mortuaria dell'ospedale di Lecco, il professor Francesco Bariffi ha proceduto al riconoscimento della figlia Chiara. Facilmente intuibile il dolore del padre per un atto voluto e dovuto al quale non si è sentita però di partecipare la madre della ragazza, signora Luciana. Pare certo che lo stato di conservazione del corpo della ragazza sia buono, nonostante la lunga permanenza in acqua. Un fatto che ha i contorni del “miracoloso” o quantomeno dello straordinario.
Intanto dopo l'autopsia proseguiranno alcune analisi probabilmente per precisare le esatte cause del decesso e scrivere la parola fine alle versioni più assurde fatte circolare in questa triste vicenda con scarso rispetto per il dolore dei genitori di Chiara e della sorella Alba.
Francesco Orio
19 settembre 2005:
Proseguono gli esami sulle spoglie di Chiara Bariffi, la giovane bellanese il cui cadavere è stato ritrovato, nel lago, alle porte di Dervio.

Continua la triste vicenda di Chiara Bariffi, il cui corpo è stato ritrovato, nella sua auto, nel lago, a circa 120 metri di profondità, alle porte di Dervio.
Sulle spoglie di Chiara continua una serie di approfondite analisi per capire le cause della morte. Un processo molto lungo che probabilmente non renderanno possibili i funerali a breve scadenza. Nella migliore delle ipotesi si parla di oltre dieci giorni dal recupero della salma, nelle peggiori anche di un paio di settimane.
Intanto si allunga la lista di ipotesi su cosa avrebbe causato questa tragedia anche se i genitori della giovane sembrano più protendere ad un incidente automobilistico che Chiara avrebbe avuto da sola.
Fermamente scartata , sempre dai genitori, la possibilità di un omicidio come pure l’ipotesi del suicidio. Ma i genitori non possiedono ancora molti dati per aver le idee chiare.
Saranno gli esami definitivi a far chiarezza.
Forse.
Nazionale
Notizie tratte da "La Nazione"
- Mistero del Lago di Como, la mattina Chiara era ancora viva
DERVIO (Lecco) — Chiara Bariffi non è morta alle tre di notte come si pensava finora. Erano le sei e mezzo del mattino quando è stata vista con un amico e riconosciuta con sicurezza mentre faceva colazione in un bar di Dervio. Nel mistero della ragazza scomparsa nel lago Como è giallo pieno sugli orari. Nel frattempo, i carabinieri hanno ripreso le indagini. Fra giovedì e ieri sono state sentite tre delle sei persone già indagate per favoreggiamento nell'inchiesta per sottrazione di persona inferma di mente aperta dalla procura di Lecco all'indomani della scomparsa della ragazza di Bellano, il primo dicembre 2002. Tre su sei. Perché? «Chiara — dice Antonella Manenti, moglie dei titolare del bar gelateria Pin di Dervio — era qui quella mattina alle sei e mezzo. Ha fatto colazione e se n'è andata. Non ci sono dubbi. 

L'hanno vista la ragazza del bar e alcuni signori che erano presenti. La ragazza l'ha detto anche in caserma quando è stata sentita dai carabinieri». Una testimonianza confermata da quella di Alberto Facchinetti detto Bertino, di Dervio, che ha avvistato Chiara e indicato l'orario: fra le 6.05 e le 6.10. Testimonianza contraddetta da quella di M., uno dei tre amici che trascorsero la serata e le prime ore della notte con Chiara Bariffi, a lungo ritenuto l'ultima persona ad averla vista viva: «Quando Chiara mi ha detto che voleva andare a casa mai avrei immaginato che stava per verificarsi una tragedia del genere. Quella sera Chiara era tranquilla, abbastanza silenziosa. Questa ragazza doveva andare a casa, si è fermata prima, è successo qualcosa, non lo so. Abbiamo passato la serata alla 'Vespa' di Cosio. 
Poi abbiamo fatto una sosta in un altro locale di Colico. Lei mi ha detto espressamente che voleva andare a casa. Siamo arrivati al parcheggio davanti al bar Pin. Forse Chiara voleva bere l'ultimo. Ma il bar stava chiudendo. Nel parcheggio c'erano le ultime macchine. Il bar stava chiudendo. Una sosta che sarà durata cinque minuti. L'ho accompagnata alla sua macchina. Lei mi ha riportato al parcheggio, Ci siamo salutati. Era poco prima delle tre». Due coppie di amici. Chiara e gli altri tre trascorrono l'intera serata in un locale di Cosio, «La Vespa». Si trasferiscono all' «Ex ... Caffè» di Colico, un vecchio cinema trasformato in ritrovo. La piccola compagnia si scioglie ad un'ora che Sandro, uno dei quattro, colloca fra le 2.20 e le 2.30. Sandro si trattiene nel locale dove ha incontrato alcuni amici. Chiara gli presta cinque euro perché è rimasto senza spiccioli. I tre si mettono in cammino alla volta di Dervio.

Il pm Luca Masini ha riavviato l'inchiesta. Le persone che per ultime hanno visto Chiara la notte della sparizione vengono risentite dai carabinieri. Il mistero dell'auto. Un altro interrogativo si aggiunge ai tanti che avvolgono la Daihatsu Terios che per quasi tre anni è stata la tomba di Chiara Bariffi, prima che la sensitiva Maria Rosa Busi indicasse il tratto di lago dove era andata a posarsi. L'airbag della jeep non è entrato in funzione. Un particolare che potrebbe indicare che l'impatto non è stato tanto violento da azionarlo. Delle marce era innestata la prima. Tutto questo potrebbe far pensare che il mezzo non è rovinato nel lago, ma ci è scivolato.Il quadro è tale che gli inquirenti non escludono nessuna pista. Neppure quella di un ambiente satanistico che potrebbe avere fatto da cornice alla tragica fine della ragazza di Bellano. 

E' provato che durante il suo soggiorno a Londra, Chiara si era legata a un giovane inglese, salvo poi scoprilo legato a un gruppo satanista e troncare la relazione. In quegli anni, una sorta di setta si era insediata sul lungolago. «Erano — dice un sacerdote della zona — una decina di persone. I più esaltati erano il nucleo trainante. Dietro venivano gli amici degli esalatati. Erano tossici, alcolizzati. All’epoca erano comparse delle scritte al vecchio imbarcadero e sui muri della chiesa di Santa Cecilia. Il punto di ritrovo era un rustico sulla strada per Bellano, il proprietario aveva chiamato più volte i carabinieri. Non posso certamente affermare che avessero catturato anche Chiara. E' un fatto che cercavano di fare opera di proselitismo soprattutto fra i soggetti più deboli, più indifesi. Il gruppo non si è sciolto anche se il capo è morto di overdose e altri due sono stati arrestati. Sono rimasti degli sballati anche se col tempo hanno lasciato perdere il satanismo».

Estate 2006 - COMUNQUE PERMANE IL MISTERO!..... Hanno fatto l’autopsia ma non ci hanno fatto sapere nulla! – Eppure le cause della morte dovrebbero saltar fuori. Anche se è passato diverso tempo. Il corpo era ancora ben conservato.
Inoltre credo sia vero quello che, in un primo tempo, è scappato di bocca a uno degli inquirenti: mani e piedi legati! Subito messo a tacere e smentito! 
(…Il cadavere non aveva le mani e i piedi legati: la voce diffusa da uno degli inquirenti che ha assistito al recupero della salma ieri mattina, è stata smentita in maniera secca dalla polizia….)

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MOSTRA FOTOGRAFICA delle foto create da CHIARA BARIFFI
Mostra Fotografica di Chiara Bariffi 14-31 agosto 2015, aperta dalle 10 alle 12:30, dalle 16:00 alle 19. Una giova artista morta in circostanze oscure il 1° dicembre 2002


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31 DICEMBRE 2018 - Ho saputo che: 
Francesco Bariffi, il padre della ragazza, qualche anno fa, è rimasto vittima di un INCIDENTE STRADALE E NON CE L'HA FATTA A SOPRAVVIVERE! 
Pertanto... 
RIP Francesco Bariffi, anzi.. NON RIPOSARE IN ETERNO.. MA.. stai felice nella Luce, in quella dimensione dove sicuramente hai ritrovato tua figlia Chiara! Abbracciala, gioca, ridi, scherza, balla con lei! Gioia immensa!


sabato 15 dicembre 2018

ECCO IL CINEPANETTONE DI STRASBURGO! Bufala! Hoax!


ECCO IL CINEPANETTONE DI STRASBURGO! Il solito copione si ripete. ATTENTATO BUFALA? Pare di sì se si ragiona un poco... I dati parlano da soli e poi siamo ormai rodati. INTANTO HANNO MILITARIZZATO MOLTE CITTA' IN FRANCIA, CON RINFORZI NOTEVOLI... GULP! GASP!....
GILET GIALLI! ACCOMODATEVI!
".... Le immagini che subito giungono da Strasburgo sono tutte in altissima definizione, tranne quelle che mostrerebbero vittime, che ovviamente non si vedono.... " (SEGUE ALL'INTERNO DELLA PAGINA DEL SITO DENOMINATO ""Italian Hoax Watch, osservatorio italiano delle frodi mediatiche" - Non turbatevi, il primo cadavere è in realtà un pupazzo.

(Si ringrazia Rosario Marcianò di TANKER ENEMY per la segnalazione - 15/12/2018)

LEGGI TUTTO. FAI CLICK SUL SEGUENTE LINK:

http://italianhoaxwatch.com/index.php/2018/12/14/il-cinepanettone-di-strasburgo-un-hoax-per-palati-grezzi/?fbclid=IwAR3FNN4msrfIF2nHkBCk5NES9aQo1bLD-tfQLc9wdf-TZ64bCFjqB_tP5dM

martedì 11 dicembre 2018

George Carlin, americano verace, ci fa aprire gli occhi. Chi sono gli USA?

George Carlin
Chi sono i veri terroristi? Ascoltiamo qua il grande compianto George Carlin, americano verace (RIP)... e ci accorgeremo che VALE ANCHE PER NOI IN ITALIA, dopotutto siamo pure una colonia USA e ce ne vantiamo per questo. Orgoglioso amor di Patria.



lunedì 10 dicembre 2018

"La Matrix Europea” il super libro di Francesco Amodeo. ITALIANI, DOBBIAMO VENIRNE FUORI!


Bisogna difendere il popolo e la democrazia da un golpe finanziario, messo in atto da un ristretto numero di potenti. Questi hanno indotto e strumentalizzato la crisi economica per disgregare gli Stati nazionali e annullare la Sovranità Popolare, attraverso l’instaurazione di governi fantoccio (Grecia, Italia) e l’affermazione di autorità sovranazionali libere da ogni controllo. L’Unione Europea è il frutto di questo golpe e la moneta unica l’arma per realizzarlo.
Questi oligarchi, al fine di prendere il potere, si sono dotati di alcune organizzazioni: 
Gruppo Berberide; Commissione Trilaterale; Gruppo dei 30; Aspen Institute; Council On Foreign Relations (Cfr); Royal Institute On International Affair (Riia); di spietate banche speculative come la Goldman Sachs e la JP Morgan e di Banche Centrali con poteri supe­riori a quelli dei governi come la BCE e la BRI.

L’azione combinata di queste entità, la totale censura dei media e la complicità dei politici imposti e manovrati da queste stesse organizzazioni, ha fatto sì che il potere decisio­nale venisse silenziosamente sottratto ai popoli e agli stati sovrani e messo nelle mani dei rappresentanti di queste élite assolutiste che aspirano ad instaurare un nuovo ordine mon­diale (NWO) dove gli interessi del popolo, costretto a vivere in uno stato di crisi permanente, cedano il posto agli interessi delle multinazionali e dei potentati bancari che da quella stessa crisi traggono profitti e potere.

Tutto questo genera povertà, disoccupazione, drammi sociali e la perdita della speranza in un futuro migliore in un clima di omertà e nel silenzio generale.
Dobbiamo spezzare le catene che ci tengono legati all'austerity e ostaggio della dittatura finanziaria per tornare liberi e sovrani.
Dobbiamo uscire dalla “Matrix Europea.”


ASSISTI ALL'INTERVISTA IN QUESTO VIDEO:
INTERVISTA AL GIORNALISTA FRANCESCO AMODEO - SU ITALIA TV 53



giovedì 6 dicembre 2018

Crisi economica: risparmiare al massimo con non facciamoci più la barba e rapiamoci, tanto è MODA!


Crisi economica: risparmiare al massimo con non facciamoci più la barba e rapiamoci.
quelli che hanno i soldi vanno ugualmente dal barbiere,... magari per ritoccarsi la crapa pelata e la barba lunga. Anche i supermercati nei ripiani dedicati alla persona si sono arricchiti di prodotti mai visti con etichette e raffigurazioni di barboni.
Ma lo squattrinato, fa da sè col FAI DA TE!

Gli ottimisti dicono che è per via della crisi che ci impone di risparmiare. Non ti fai la barba? Ottimo! Risparmi acqua calda, schiuma da barba e lamette, oltre che il tempo.. e, si sa, il tempo è denaro. Spese per il DOPOBARBA finite! Poi il risparmio è raddoppiato visto che con una rapata drastica si riesce a limitare di molto gli incontri col barbiere! Vuoi mettere? 

Tutti soddisfatti? Apparentemente sì, anche se la soddisfazione diminuisce notevolmente se si nomina la tanto amata "Presidenta Boldrina" la quale, incrementando gli arrivi dei migranti (clandestini) in Italia, proclamava che lo stile di vita degli italiani sarebbe presto diventato tale e quale allo stile di vita dei "migranti" in gran parte islamici mussulmani. Perciò, cosa c'è di meglio che assomigliare il più possibile al mondo islamico come look? Semplice: capelli corti e barba! E voilà! Risolto il mistero dell'epidemia del volere barbe e capelli corti: questo per i pessimisti! Infatti essi sostengono che questa non è una semplice moda, ma un lavaggio del cervello imposto da poteri alti occulti che ci stanno su ogni fronte "islamizzando".
Vediamo la prossima imminente nuova generazione per vedere quando finirà la moda della barba.

Quando? Ogni moda ha il suo ciclo, dunque anche la tendenza-barba è destinata a tramontare, COME GIA' SUCCESSE AGLI INIZI DEGLI ANNI 70. Secondo Giovanni Ciacci il calo fisiologico si avrà tra due anni. “La barba è diventata un fenomeno di massa ma sta già cambiando rapidamente. Chi vuole contraddistinguersi porta già i baffi, che saranno il prossimo trend: 
i giovanissimi non li hanno ancora scoperti ma saranno proprio loro a dettare la nuova moda del baffo... COME GIA' SUCCESSE AGLI INIZI DEGLI ANNI 70 DOPO LA MODA BARBA..

Per adesso: SE I CAMPIONI DI CALCIO HANNO QUEL LOOK.. AVANTI TUTTA COL COPIARE! I nostri calciatori che ci distraggono da cose più importanti e basilari, pensassero più a come si fa GOAL piuttosto che andare tutti i giorni dall'estetista e fare i fighetti anziché gli atleti.

ED ORA PARLIAMO UN POCO DELLA STORIA DELLA BARBA IN UN CERTO CONTESTO.

Che significato hanno barba e baffi nel mondo musulmano?
(FONTE: http://www.today.it/mondo/barba-baffi-significato-musulmani-islam-egitto.html )

Nel mondo arabo e musulmano, i peli del viso significano molto di più di un semplice stile. Si tratta di un significante sociologico, una scorciatoia che aiuta a capire con chi si ha a che fare ancora prima di iniziare a parlare con una persona. Ci sono soprattutto un paio di stili diversi, e come giornalista ho imparato a sviluppare una sorta di grafico interno.

In Egitto, i membri dei Fratelli musulmani in genere tendono a portare una barba folta ma molto curata e baffi. Invece i musulmani salafiti - ultraconservatori fondamentalisti - come fanno crescere la barba lunga e "selvaggia" , lasciando spesso il loro labbro superiore rasato, un chiaro riferimento al modo in cui il profeta Maometto portava la barba 1400 anni fa. Alcuni all'interno del campo salafita fanno addirittura un passo in più e tingono le loro barbe con l'henné, in una varietà di colori dal marrone all'arancione

Nell'Egitto post-Hosni Mubarak in Egitto le barbe hanno fatto un grande ritorno sulla scena. Per anni, le barbe erano viste come simbolo dei movimenti islamici che Mubarak considerava una minaccia per il suo regno. I dipendenti del governo, dagli agenti di polizia ai piloti della EgyptAir, non potevano farsi crescere la barba. Ma ora, i dipendenti pubblici in tutto il paese chiedono di rimuovere il divieto. Improvvisamente portare la barba in Egitto è diventata una questione di diritti civili e di libertà di espressione. Il tema è addirittura diventato un punto di riferimento politico. Gli ultimi mesi hanno visto crescere le proteste nei confronti del presidente Mohammed Morsi - da lungo tempo una delle figure più in vista dei Fratelli Musulmani. Uno dei cori di protesta nella manifestazioni può essere tradotto con "Radete la barba di Morsi e sotto ci troverete Mubarak!".

La barba non è un'esclusiva del mondo musulmano. La maggior parte dei preti cristiani copti e dei monaci portano la barba lunga. Infatti, quando il nuovo Papa copto Tawadros II è stato scelto quest'anno, su internet girava uno scherzo proprio riferito alla sua barba. La barba di Tawadros era infatti identica in tutti i dettagli a quella di Emad Abdel-Ghafour - ex capo del più grande partito salafita.

La barba è anche considerata un simbolo di virilità e onore. Non dimenticherò mai - scrive sempre Ashraf Khalil - a questo proposito una cosa successa durante una sessione dell'Organizzazione della Conferenza Islamica. Era il marzo 2003. La "coalizione dei volenterosi", guidata da Stati Uniti e Gran Bretagna, stava per invadere l'Iraq e la tensione era alta. A un certo punto un diplomatico iracheno e uno kuwaitiano si scontrarono e l'iracheno gridò, "I tuoi baffi siano maledetti!". Questo rimane il mio insulto preferito di tutti i tempi. 
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La barba è anche considerata un simbolo di virilità. Più maschi!







Ce lo nascondono: il prof. Ercole Cavalieri scopre le sostanze anti-cancro!


Questo post è stato rimosso dal diario Facebook di Rosario Marcianò, poiché non rispetterebbe le norme della community. Forse perché le alternative alla letale chemioterapia non devono essere conosciute? 

Il ricercatore italiano Ercole Cavalieri scopre le sostanze anti cancro. 

Si chiamano resveratrolo e N-acetilcisteina le due sostanze che possono prevenire l’insorgenza di diverse forme di cancro. Lo ha scoperto il professor Ercole Cavalieri , ricercatore di fama internazionale, originario di Campagnola - dove ha famigliari e amici – ma negli Usa dal 1968. Cavalieri ha condotto le sue ricerche all’University of Nebraska Medical Center, dove lavora dal 1971.

DOMANDA: "Professor Cavalieri, le sue ricerche hanno portato alla conclusione che i tumori più diffusi (al seno, alla prostata, il linfoma non-Hodgkin, etc. ) sono innescati da un’alterazione del metabolismo degli estrogeni. Può spiegarci oggi come funziona questo meccanismo perverso?"

RISPOSTA:
Il corpo umano ha tantissime molecole e macromolecole, come il Dna (la catena genetica contenuta in ogni cellula), Rna e le proteine. Dal punto di vista chimico moltissime molecole sono alifatiche e eteroaromatiche . Invece sono soltanto due le molecole aromatiche , che al loro interno contengono un anello benzenico: gli ormoni estrogeni e la dopammina , un neurotrasmettitore molto importante per il funzionamento del nostro cervello.
Io e la dottoressa Eleanor Rogan, che collabora con me da 35 anni, abbiamo scoperto che gli estrogeni, molto utili all’organismo, possono diventare cangerogeni se perdono il bilanciamento nel loro metabolismo. In questo caso il metabolismo va verso un’ossidazione più spinta ( stress ossidativo ) e produce dei metaboliti chiamati catecoli-chinoni degli estrogeni in quantità abbondante. Quando se ne formano troppi, questi catecoli-chinoni reagiscono con il nostro Dna e c’è la possibilità che inneschino il meccanismo del cancro. I tumori più diffusi nascono così: dopo decenni di ricerche condotte da me e dalla Eleanor Rogan, oggi ne abbiamo la certezza scientifica. ....


mercoledì 5 dicembre 2018

Flat Earth Man - Opening number at the Flat Earth International conference in Denver

Numero di apertura alla conferenza internazionale di terra piatta a Denver, con filmati aggiunti forniti dai membri del pubblico.
"Opening number at the flat earth international conference in Denver, with added footage contributed from audience members."

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