"NOI SIAMO QUELLO CHE MANGIAMO"
Combinazioni
alimentari
La digestione dei tre princìpi nutritivi che
apportano energia avviene in fase differenti e sequenziali: carboidrati in
bocca, stomaco e intestino tenue, proteine in stomaco e intestino tenue, lipidi in intestino tenue.
Tutti gli alimenti, tranne rarissime eccezioni, sono costituiti da una
combinazione dei princìpi nutritivi: ciò non significa che possiamo mangiare
qualsiasi cosa ma che i nostri organi si sono certamente adattati alle
combinazioni naturali, molto meno alle manipolazioni alimentari dell'uomo.
Gli enzimi dell'apparato digerente funzionano correttamente in
determinati range di condizioni oltre i quali si innescano disturbi nella
digestione. Ogni
enzima è specifico nella sua azione, anche all'interno della stessa categoria
di alimento.
Combinando oculatamente i cibi si ottiene un miglioramento di digestione e
assorbimento.
A tal fine è bene, e facilmente attuabile, evitare di combinare più alimenti proteici assieme
(specialmente carne, uova, formaggio), evitare zuccheri a
fine pasto (ad es. frutta e dolci) ed evitare bevande acide al pasto.
Una cattiva digestione comporta una minore
assimilazione e un maggior spreco di energia, fermentazioni e putrefazioni con
produzione di gas e sostanza tossiche quali: indolo, fenolo, ammoniaca (NH3), acido acetico
e acido lattico. Queste ultime una volta assorbite
provocano abbassamento delle difese immunitarie, acidità umorale, aumento della
temperatura interna intestino, alterazione della microflora intestinale; si
crea un ambiente favorevole allo sviluppo della microflora patogena e subpatogena
in grado di provocare patologie di tipo flogistico locali e a distanza
quali bronchite, faringite, cistite, otite ecc.
Allergie e
intolleranze alimentari
Allergie e
intolleranze alimentari rientrano nel vasto gruppo di disturbi definiti come reazioni
avverse al cibo. Le prime osservazioni sui disturbi legati all'ingestione
di cibo sono molto antiche: già Ippocrate, ad esempio, aveva notato gli effetti
negativi dovuti all'ingestione di latte di mucca. Se in tali reazioni
interviene il sistema immunitario si tratta di allergie alimentari, altrimenti
di intolleranze alimentai (le più diffuse). Tuttavia, le reazioni avverse al
cibo costituiscono ancora oggi una delle aree più controverse della medicina in
quanto non sono sempre chiari i meccanismi fisiologici, la sintomatologia
clinica e la diagnosi.
ALLERGIE ALIMENTARI
Dovute a ipersensibilità verso
allergeni ossia a glicoproteine presenti in alimenti (specie in latte, uova,
pesce, crostacei, arachidi, soia, pomodori, grano, noci) e additivi (lisozima d'uovo usato come
battericida, alfa-amilasi funginea usata come
lievitante, proteine usate come addensanti). La manipolazione degli alimenti
può aumentare l'allergenicità (stoccaggio per mela e merluzzo, cottura per arachidi, pesce e olio di soia).
La sintomatologia clinica consiste principalmente in manifestazioni
gastrointestinali (sindrome orale-allergica con papule o vescicole nella mucosa, coliche lattante), cutanee (eczema o dermatite topica, orticaria, angioedema), respiratorie (asma 5,7% nel bimbo, otite media sierosa ricorrente), shock anafilattico (la più grave, in alcuni casi
fatale).
Riguardo la diagnosi, i test di laboratorio sono spesso insufficienti, quindi
ci si basa essenzialmente sull'anamnesi e sulla clinica ma anch'essa
non può essere sempre certa. I test allergologici danno spesso informazioni non
affidabili non essendo gli allergeni a disposizione purificati (tranne che per
alcuni alimenti come ad es. il merluzzo).
La diagnosi più attendibile si ottiene tramite la dieta di eliminazione
(diagnosi per esclusione) e consiste in:
- individuazione dell'alimento
sospetto (o di un numero ristretto di alimenti sospetti);
- sua eliminazione dalla dieta
per 2-3 settimane;
- sua reintroduzione nella dieta
per altre 2-3 settimane.
Se i sintomi scompaiono durante il
periodo in cui viene abolito l'alimento dalla dieta e si ripresentano una volta
reintrodotto, è molto probabile che si tratti di una reazione avversa al
cibo. In tal caso occorre eseguire una diagnosi differenziale
allergia/intolleranza, verificando, tramite opportuni test, il coinvolgimento o
meno del sistema immunitario.
Il trattamento per le allergie alimentari, come per le intolleranze, consiste
nell'eliminare dalla dieta o consumare in piccole quantità gli alimenti che
provocano la reazione.
PSEUDO-ALLERGIE O INTOLLERANZE ALIMENTARI
Secondo alcuni autori solo meno del
20% sono vere allergie alimentari, le altre sono intolleranze alimentari
(reazioni non mediate da IgE). In genere sono dovute ai farmaci e
additivi alimentari (tartrazina ossia il colorante giallo di molte bevande; benzoato di sodio in bibite e dolci, bisolfito
in vino e birra, salicilato vietato dalla legge ma
spesso presente in frutta e verdura, acido 4-idrossibenzoico proveniente dalla
lavorazione di pasta e pane, vanillina in dolci ecc.). Anche alcuni
alimenti possono provocare tali sindromi se ricchi di istamina (alcuni tipi di pesce e carne,
bevande fermentate e formaggi fermentati) o sostanze in grado di liberarla per
meccanismo non immunologico (crostacei, fagioli, cioccolata, pomodori, albume d'uovo ecc.). Intossicazioni possono
derivare anche da frutta, ortaggi e verdura non maturi; ben noto
è il potere "avvelenante" della solanina, alcaloide glucosidico presente,
quale protezione contro funghi e insetti, nei pomodori e nei peperoni ancora verdeggianti,
nelle melanzane e nelle patate in germoglio,
(la cottura ne riduce del 40-50% la concentrazione iniziale).
La sintomatologia da intolleranza alimentare è varia e in
genere è dose-dipendente; i sintomi più evidenti sono gonfiore e dolori addominali,
nausea, flatulenza, diarrea, bruciore alla gola ma anche
stanchezza, mal di testa, maggior tendenza a contrarre
infiammazioni, raffreddori, influenza ecc.
La forma più comune di intolleranza al grano è la celiachia, mentre parlare di intolleranza al
lattosio è,
come abbiamo visto in precedenza, un errore in quanto si tratta di una fisiologica
interruzione di produzione dell'enzima lattasi, post-svezzamento, che accade nella maggioranza parte
della popolazione. A tal proposito può risultare utile segnalare alcuni
formaggi poveri di lattosio: parmigiano, emmental, cheddar, edam. E' infine importante leggere le
etichette degli alimenti in quanto il lattosio viene utilizzato come
edulcorante (dolcificante) ed eccipiente (addensante, trattiene sodio e acqua
con ovvi vantaggi economici per l'azienda alimentare produttore grazie
all'aumento di peso del prodotto) in molti cibi (insaccati, prosciutto cotto, carne conservata, wurstel, piatti pronti, snacks, patatine
ecc.) e farmaci (li rende meglio accetti al paziente e ne facilita la
preparazione industriale).
I "test alternativi" di diagnosi delle intolleranze alimentari, sono
privi di attendibilità scientifica e non hanno ancora dimostrato efficacia
clinica.
N.B.: le polveri nell'aria ipersensibilizzano
il sistema immunitario facilitando l'insorgenza di allergie e intolleranze.
DIFENDERSI
Buona qualità delle materie prime,
frutta, verdure e ortaggi
maturi e di stagione, massima
pulizia e igiene ambiente e personale, evitare marmo e legno (nei loro fori si
annidano i batteri) e utilizzare acciaio e formica,
mani non screpolate o ferite (ricettacoli di staffilococchi), cibi cotti
rimessi in frigo immediatamente (la proliferazione batterica riparte non appena
la temperatura del cibo è inferiore ai 60°), evitare carne cruda (responsabile del 70%
infezioni alimentari). La cottura i alcuni casi aiuta: qualche
minuto a 85°C sono sufficienti per disattivare il principio attivo di antibiotici.
Fra i pesticidi quelli più
resistenti al calore sono gli organoclorati (si accumulano nel tessuto adiposo che li protegge durante la
cottura), gli inquinanti restano inalterati. Infine, seguire una corretta educazione alimentare (che preveda eventualmente
l'eliminazione di cibi di cui sia stata provata l'intolleranza (allergia) e
abitudini di vita quanto più sane possibili (evitando stress continuativi, facendo attività
fisica moderata, dormendo un numero sufficiente di ore ecc.)
Consigli Alimentari
Mangia sempre in un clima il
più possibile sereno e rilassato; non trascurare mai questo aspetto.
Mastica sempre a lungo: la fase digestiva che avviene in
bocca è di importanza fondamentale. Bevi lentamente e, durante
i pasti, in quantità moderata.
Nutriti a colazione come un
principe (pasto non abbondante ma ricco di nutrienti), a pranzo come un borghese (pasto
più abbondante), a cena come un mendicante (pasto a base
principalmente di verdure).
Ogni pasto deve essere completo e deve consistere di una base
di alimenti ricchi in carboidrati (pane, pasta, riso, polenta, farro, prodotti da forno e altri farinacei) accompagnata da proteine (legumi, formaggi, pesce, carni, uova, noci), grassi (olio d'oliva extravergine), vitamine e sali minerali (verdure, frutta). L'ideale è il piatto unico.
Non combinare più alimenti proteici (legumi, carne, pesce, uova, formaggi, noci) contemporaneamente: essi richiedono ambienti digestivi
molto diversi fra loro.
Preferisci i cibi di origine
vegetale a
quelli di origine animale: come grassi scegli l'olio
di oliva extravergine, come proteine privilegia i legumi (fagioli, lenticchie, fave, ceci) e la frutta secca (noci e mandorle in particolare).
Limita a massimo 4 pasti a settimana
il consumo di carne e suoi
derivati di qualunque tipo e contemporaneamente aumenta il consumo di legumi.
Evita gli insaccati di provenienza ignota e, in particolare, i
würstel e la carne in scatola. Preferisci il prosciutto crudo, la bresaola e la carne cotta "al sangue",
eliminando sempre il grasso visibile.
Limita il
consumo di formaggi e latticini a massimo 3 pasti settimanali. Prediligi i
formaggi freschi a quelli stagionati. Evita i formaggi contenenti sali fondenti
(presenti solitamente in formaggini e formaggi cremosi) e la "falsa mozzarella" per la pizza. Non è indispensabile bere il latte (bevilo moderatamente
solo se ben tollerato).
Modera il consumo di frutta secca ma 2-3 noci o mandorle al giorno sono utilissime alla salute per la
loro ricchezza in sali minerali, acidi grassi essenziali e proteine.
Mangia 2-3 uova alla settimana, meglio se prese dal
bravo contadino. Cucinale alla coque o in camicia per approfittare al meglio delle loro grandi
qualità nutritive.
Evita di consumare frutta e dolci a fine pasto perché
provocano gonfiore di stomaco: mangiali preferibilmente a colazione o come spuntino
di pomeriggio. Ma, se ne hai proprio voglia, puoi saltuariamente effettuare una
cena a base di solo dolce e frutta. E' bene consumare la frutta acida, come gli
agrumi, al mattino evitando di mangiarla la sera.
Limita il consumo di zucchero, sale, caffè, tè, cacao, spezie, cibi piccanti, alcolici (non più di ½ l di vino o birra al giorno). Evita i superalcolici, i dolcificanti non naturali e le bibite
zuccherate e gasate (sono molto più salutari i suoi centrifugati di frutta e verdura). Modera il
consumo di acqua ai pasti (meglio non gasata e oligominerale) per non
diluire troppo i succhi gastrici. Bevi sempre quando hai sete acqua o centrifugati.
Mangia quanto più possibile cibi
naturali ovvero
con meno trasformazioni tecnologiche possibile: evita i cibi in scatola, i cibi
con conservanti, i fritti. Privilegia piatti cucinati in modo semplice.
Limita il consumo di cibi raffinati
e prediligi i cibi integrali ma
assicurati sempre che siano di origine biologica; altrimenti conterranno una
dose maggiore di pesticidi rispetto agli alimenti raffinati.
Anche un panino può
rappresentare un ottimo pasto se ben fatto, ad esempio:
panino con tonno, insalata,
pomodori, olio extravergine
panino integrale biologico con noci,
insalata o verdura grigliata, pomodori e olio extravergine
In condizione di
stress (psichico e/o fisico), aumenta il fabbisogno vitaminico (ca. il doppio) per
l'aumentata attività metabolica. E' bene quindi intensificare il consumo di
frutta e verdura cruda (anche sotto forma di centrifugati di frutta e verdura a
piacimento). Sempre in condizione di stress, aumentano le difficoltà digestive.
E' quindi bene consumare sempre pasti moderati, alzandosi da tavola con una
leggera fame residua (ricordati che il senso di sazietà arriva sempre
a "scoppio ritardato". Il discorso vale anche durante gravidanza e allattamento: la nutrizione materna assume un ruolo determinante
(inclusa quella pregressa anche se in minor misura).
Considera la possibilità di
utilizzare un integratore naturale,
quale, ad esempio, il gel di aloe vera o l'argilla ventilata (a uso orale) in quanto, purtroppo, i
cibi che attualmente consumiamo sono solitamente molto impoveriti di oligoelementi (vitamine e sali minerali) indispensabili al
corretto funzionamento del ns. organismo..
Per perdere
peso, evita di combinare più alimenti ricchi di carboidrati (pane,
pasta, riso ecc.); contemporaneamente e utilizza il "piatto unico"
(carboidrati + proteine + olio d'oliva extravergine + verdure): ti consentirà
di non mangiare più del dovuto. Il calo o l'aumento
peso deve avvenire ad un ritmo di max 2 kg/mese (1 kg ogni 2
settimane): è l'unico modo per raggiungere in benessere e definitivamente il
tuo peso-forma.
Evita le diete temporanee in grado di farti
perdere molti chili in poco tempo nonché le diete "bizzarre": sono
sacrifici dannosi e inutili. Adotta gradualmente ma permanentemente un'educazione alimentare corretta divenendo così fautore
consapevole del suo benessere.
Ricorda che due ulteriori fattori sono indispensabili
per la tua salute:
- attività fisica moderata
ma costante e che preveda tonificazione e stretching di tutti i gruppi
muscolari nonché la corretta mobilizzazione di tutte le articolazioni;
- atteggiamento mentale corretto
ovvero conducente a un costante apprendimento con conseguente ampliamento della
propria realtà individuale ossia della propria consapevolezza.
Colazione
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Frutta o spremuta o
centrifugato
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Pranzo
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Insalata mista condita con olio
d'oliva extravergine
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Merenda
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Biscotti integrali biologici
con tè verde o centrifugato di frutta o frutta
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Cena
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Minestrone di verdure e
legumi (o parmigiano o prosciutto crudo) condito con olio d'oliva
extravergine crudo, pane o pasta o riso o farro integrali biologici
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L'alimentazione fornisce al nostro corpo l'energia e i
"mattoni" indispensabili alla vita e non solo. Come le moderne
ricerche hanno dimostrato, infatti, vi è un collegamento stretto tra il
cervello e la pancia, garantito sia dalla connessione sistema nervoso
autonomo-sistema nervoso enterico (nervo vago, pelvico e splancnico), sia dalla
contemporanea presenza, nel cervello e nel tratto gastrointestinale, dello
stesso gruppo di ormoni (somatostatina, neurotensina, oppiodi ecc.). Il
cervello enterico è, a sua volta, in stretto collegamento col sistema endocrino, molto diffuso all'interno
della mucosa gastrointestinale (cellule APUD),
e col sistema immunitario, che presenta qui un'ampia rete linfatica. Il nostro addome si presenta
quindi come un importante complesso neuro-endocrino-immunitario integrato che
svolge funzioni con un largo margine di autonomia ma che, al tempo stesso,
subisce pesanti influenze sia dall'esterno (cibo, input visivi ecc.) sia
dall'interno (emozioni, convinzioni, abitudini ecc.).
Mangiare quindi non serve solo a ricostituire le riserve energetiche e
strutturali ma serve anche a influenzare i sistemi di regolazione generale
dell'organismo (sistema nervoso, immunitario, endocrino), DNA incluso, come ha dimostrato
l'epigenetica. Solo questo può fornire un'idea dell'enorme importanza di una buona
alimentazione per la salute psico-fisica.
Le necessità energetiche variano da
individuo a individuo in base all'età, sesso, attività, ambiente e condizioni
fisiologiche. E' in genere compreso nell'intervallo 2000-4000 Kcal.
Le tre fonti metaboliche di maggior rilievo per la produzione di energia
sono: glucosio ematico, glicogeno cellulare (presente in fegato e muscoli), acidi grassi del tessuto adiposo.
1 Kcal
(kilocaloria) = 1 Cal = 4,184 kj (kilojoule)
Fabbisogno calorico giornaliero: 2000-4000 Kcal
Metabolismo Basale (M.B.):consumo minimo
di energia in assoluto riposo (indispensabile per le funzioni metaboliche,
respirazione, circolazione e cc.), in posizione supina e al risveglio dopo un digiuno
di almeno 12 ore (proteico da 24 ore), in condizione di neutralità termica. Il
metabolismo basale varia col sesso (negli uomini è più alto), età, clima,
lavoro, consumo di sostanze eccitanti, tipo di alimentazione (dopo 2-3h da
assunzione di proteine + 30%, di carboidrati + 6%, di lipidi + 4%). In un individuo
sedentario può rappresentare il 65-75% del fabbisogno energetico totale.
Rendimento nell'uomo (% di energia
introdotta che si trasforma in lavoro muscolare): 25%
1g di grasso fornisce 9 Cal; assorbimento 97%
1g di carboidrati fornisce 4 Cal; assorbimento 98%
1g di proteine fornisce 4 Cal; assorbimento 91%
In generale,
gli zuccheri sono il carburante per sforzi di elevata intensità e breve durata,
i lipidi per quelli di lunga durata e minore intensità. Le proteine, in normali
condizioni fisiologiche contribuiscono in misura limitata durante esercizi
prolungati.
Aspetto peculiare dell'uomo è il cervello voluminoso, il suo dispendio
energetico è 16 volte quello del tessuto muscolare per unità di peso; il
metabolismo cerebrale, in condizioni di riposo, rappresenta il 20-25% del
fabbisogno energetico di un adulto (8-10% in più rispetto agli altri primati
non umani).
Oltre che di energia, il nostro organismo ha bisogno di assumere sostanze che
ricostituiscano e riproducano quelle cellule dei tessuti che ogni giorno
muoiono.
Attività
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Consumo energetico
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Sonno
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80 Kcal/h
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Attività leggere (lavoro
intellettuale, passeggiata, bocce)
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100-200 Kcal/h
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Attività moderate (giardinaggio,
ballo)
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300 Kcal/h
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Attività pesanti (nuoto, atletica)
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500-800-Kcal/h
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Composizione chimica
degli organismi viventi
Ne sono ricchi gli alimenti vegetali
(zuccheri, amido, cellulosa). Fornitori di energia importanti.
Se le riserve si esauriscono vengono utilizzate le proteine muscolari per
sintetizzarli. Due sono riserve nel nostro organismo: glicogeno epatico (controlla glicemia) e glicogeno muscolare.
Costituiscono una riserva energetica ridotta (10-12 ore, ca. 2000 Calorie). La riserva di glicogeno
nell'adulto è 350 g dei quali solo 70-80g (= 20%) nel fegato.
In un soggetto normale il plasma fornisce 180g di glucosio al
giorno = 720 Kcal di cui l'80% utilizzato dalle cellule del sistema nervoso
(che quindi dipende strettamente dal glucosio ematico per le sue necessità
metaboliche). poiché il cervello necessita di ca 120g di glucosio al giorno (in
conduzioni di riposo è il 60% del consumo dell'intero organismo), un digiuno di
24 h determina ca. la fine delle riserve. Dopo questo periodo, il glucosio
necessario al cervello è sintetizzato nel fegato e nel rene da precursori non glucidici (aminoacidi, acido lattico, acidi grassi a catena dispari di
carbonio, glicerolo) tramite la gluconeogenesi. Solo dopo alcuni giorni di
digiuno il
cervello inizia a utilizzare i corpi chetonici come carburante (dopo 3gg
coprono 1/3 necessità energetiche cervello con conseguente perdita renale di
ioni sodio, Na, per il riequilibrio
acido-base).
Un grammo di zuccheri fornisce 4 Cal.
Principale fonte energetica, strato
isolante, protezione meccanica. Grande riserva energetica (il tessuto adiposo
rappresenta il 10-25% del peso corporeo). Sono posti a distanza dai muscoli, quindi utilizzabili solo alcuni
minuti (10-20") dopo l'esercizio fisico.
Valore ematico Trigliceridi = 72-170 mg/100 ml
A differenza degli altri lipidi, solo il 30-40% del colesterolo introdotto viene assorbito (150-280 mg/100 ml plasma, assunzione max 300
mg/g, componente membrane, precursore acidi biliari, provitamina D e ormoni steroidei). I Fitosteroli, di origine
vegetale, ne riducono assorbimento. Il colesterolo non è indispensabile nella
dieta essendo regolarmente prodotto dall'organismo (colesterolo endogeno). Le due principali formule
chimiche del colesterolo: lipoproteine a bassa
densità (LDL) =
colesterolo cattivo (colesterolo che va verso i tessuti periferici), e ad alta densità (HDL) = colesterolo buono (colesterolo che dai tessuti
periferici va al fegato).
Un grammo di grassi fornisce 9 Cal.
Hanno funzione plastica e di
trasporto, enzimi. Digeriti e assorbiti essenzialmente nell'intestino tenue
dopo essere state scisse in aminoacidi (22 aa di cui 9 essenziali).
Assunzione giornaliera raccomandata (RDA): 1g/kg peso corporeo; consumi
maggiori per stati di acuto catabolismo (stress chirurgico, grave trauma o
malattia debilitante).
Gli aminoacidi assorbiti devono essere subito utilizzati non potendosi
accumulare nell'organismo come tali. Un'eccessiva introduzione o una riduzione
della sintesi proteica crea problemi in quanto aumentano i prodotti terminali
del loro metabolismo (urea, acido urico, NH3 ecc.), tossici, con sovraccarico
degli organi emuntori (in particolare, proteine carnee sono associate ad altre
sostanze azotate, purine, + additivi + sostanze tossiche dovute
alla cottura). Le proteine hanno un ruolo più plastico che energetico.
Un grammo di proteine fornisce 4 Cal.
Le vitamine non forniscono calorie, sono
bioregolatori. Sono essenziali (oggi le sindromi specifiche per avitaminosi
sono rare mentre comuni sono le carenze relative che comportano
stanchezza, senso di malessere, cefalea ecc.).
Vitamine idrosolubili: cofattori enzimatici, facilmente
assorbibili da intestino, per la maggior parte di loro, la
quantità eccessiva viene eliminata tramite urine (Vit. C, B1, B2, B6, B12, PP, H, F, acido pantotenico, acido folico).
Vitamine liposolubili: assorbite nell'intestino insieme ai grassi e poi
accumulate nel fegato e nel tessuto adiposo in quantità notevoli (rischio di
iperdosaggio). Condizionano l'integrità delle membrane cellulari e delle
particelle subcellulari; poco alterabili alle variazioni di temperatura ma
sensibili all'ossigeno (Vit. A, D, E, K).
I sali minerali non forniscono calorie ma sono
attivatori di reazioni metaboliche e mantengono costante la Pressione osmotica. Molti sono in rapporto fra loro
(l'eccesso di uno limita l'assorbimento dell'altro o hanno azioni opposte).
Oggi sono possibili carenze relative.
Sodio (Na), Cloro (Cl), Potasio (K), Calcio (Ca), Fosforo
(P), Magnesio (Mg), Ferro (Fe), Zinco (Zn), Zolfo
(Z), Iodio, Cobalto, Fluoro ecc.
Non fornisce calorie ma è un
componente essenziale. Rappresenta ca. il 60% peso corporeo nell'adulto. Ha il
compito di assicurare l'equilibrio termico, idrosalino, digestivo e
assimilativo, depurativo ecc.
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L'obesità (peso superiore del 20% rispetto al peso ideale) è il
più serio problema nutrizionale degli Stati Uniti e non solo. L'eccessivo
sovrappeso è infatti uno dei fattori di maggior rischio per molte malattie, tra
cui il diabete di tipo 2 (quello che si manifesta nell'adulto),
le malattie cardiache coronariche, il cancro del seno, del colon, del rene e dell'esofago.
Recenti studi hanno dimostrato che il miglior modo di evitare l'obesità è
ridurre le calorie totali, non le calorie dei grassi. Il punto critico, più che le
maggiori calorie per grammo e la maggior efficacia di accumulo dei Grassi, sembra quindi essere: assumere grassi stimola di più l'appetito rispetto
a carboidrati e proteine?
Studi che duravano più di un anno
hanno dimostrato che le diete ipolipidiche (con pochi grassi) non hanno avuto
come esito perdite di peso di una certa entità. Inoltre, le persone sedentarie
e in sovrappeso possono diventare più resistenti agli effetti dell'insulina richiedendo così più ormone per regolare il
glucosio ematico.
Nel 1992, il Dipartimento
dell'Agricoltura USA (USDA), realizzò ufficialmente una guida alimentare con
l'intento di ridurre il rischio di malattie croniche nella popolazione: la
vecchia piramide alimentare (i cibi da preferire occupavano la base e via via verso
la cima quelli da consumare meno): ridotto consumo di grassi e oli, 2-3
porzioni al giorno di alimenti proteici (latte, formaggi, yogurt, carne, legumi, pesce, noci), 3-5 porzioni di frutta e verdura, 6-11 porzioni di
carboidrati (pane, pasta, riso ecc.). Il messaggio era quindi quello di ridurre
al minimo i grassi e di consumare in abbondanza carboidrati, frutta e verdura.
All'epoca i consumi calorici in USA erano: 45% carboidrati, 40% grassi, 15%
proteine. Le linee guida dell'American Hearth Association e altre istituzioni
raccomandarono di assumere almeno 50% carboidrati, 30% grassi (oggi si sta
facendo marcia indietro).
In realtà nessuno studio ha dimostrato benefici a lungo termine attribuibili a
una dieta a basso contenuto di grassi. La validità di queste linee guida
divennero ancor più discutibili dopo che i ricercatori dimostrarono che
aumentando il rapporto tra le due principali formule chimiche del colesterolo (colesterolo totale 150-200 mg/dl in plasma di un soggetto sano), lipoproteine a bassa densità (LDL) corrispondenti al colesterolo cattivo, e ad alta densità (HDL) ovvero colesterolo buono, si alza il rischio di malattie
cardiovascolari, mentre si ottiene un effetto benefico invertendo il rapporto.
Anche se limitati, gli studi hanno inequivocabilmente indicato il vantaggio di
sostituire i grassi saturi con i grassi polinsaturi ma non con i carboidrati. Sostituire i grassi
con i carboidrati comporta infatti la diminuzione di LDL e HDL e l'aumento dei trigliceridi (grassi presenti nel sangue in quantità
fisiologica di 72-170 mg/dl).
In verità si sapeva già che alcuni grassi (quelli insaturi) sono indispensabili
all'organismo e possono ridurre il rischio di malattie cardiovascolari. In
effetti, i consigli dietetici hanno sempre portato alla sostituzione dei grassi
saturi (prodotti caseari e carni), che innalzano il colesterolo con quindi il
rischio di infarti, con gli insaturi (oli vegetali e dei pesci) che abbassano
colesterolo. In USA si è dimezzata l'incidenza delle malattia cardiache e
raddoppiato il consumo di grassi polinsaturi nel decennio 1970-1980. Il che
viene confermato con ciò che accade nei paesi in cui si fa prevalentemente uso
di olio (a Creta rappresenta il 40% dell'apporto calorico) o poco uso di grassi
(10% in Giappone).
Dal 1992 in avanti ulteriori studi hanno man mano dimostrato che tale piramide
aveva molti difetti.
Proponiamo ora, secondo anche le indicazioni dell'autorevole rivista Le Scienze
- Scientific American (nr. 414, febbraio 2003), una nuova piramide alimentare
che meglio riflette le attuali conoscenze sugli alimenti.
Sono ricchi di carboidrati e, se
raffinati, ovvero come normalmente vengono consumati, non apportano né vitamine, né minerali, né fibre e sono in forma rapidamente assimilabile dall'organismo. Essi
aumentano quindi il livello di glucosio nel sangue molto più degli integrali con un conseguente picco insulinico nel sangue e
caduta di livello di glucosio nel sangue (anche sotto il livello basale). Le
conseguenze sono: aumento del senso di fame (con tendenza a sovrappeso e obesità)
e impoverimento vitaminico (in particolare delle vitamine del gruppo B).
Inoltre, alti livelli di glucosio e insulina possono avere effetti negativi
sul sistema cardiovascolare facendo aumentare i trigliceridi e diminuire
l'HDL (il colesterolo buono).
Da notare che anche le patate comportano quest'ultimo
rischio. Infatti, una patata bollita aumenta gli zuccheri nel sangue molto più
di una zolletta di zucchero, pur apportando le stesse calorie. Ciò accade in
quanto le patate sono essenzialmente formate da amido che viene assorbito rapidamente dal nostro organismo come glucosio.
Invece, lo zucchero comune, saccarosio, è un disaccaride formato da una molecola di glucosio e uno di
fruttosio; è proprio la lenta trasformazione del fruttosio in glucosio a
rallentare l'innalzamento della glicemia nel caso della zolletta di zucchero.
Studi epidemiologici dimostrano che alte assunzioni di farine e amidi raffinati
e patate sono associate ad un alto rischio di diabete tipo 2 e malattie cardiovascolari e che tale rischio è più alto nelle persone
sedentarie e meno attive. Al contrario, un aumento del consumo di fibre è
associato a un minor rischio di tali malattie.
Per quanto riguarda i prodotti da forno e gli snacks (merendine,
patatine ecc.) ai rischi sopracitati vanno aggiunti quelli, descritti
nel seguente paragrafo, dovuti ai grassi idrogenati spesso presenti.
Risulta quindi evidente il vantaggio salutare nel sostituire i cereali
raffinati con quelli integrali anche se, in tal caso, sarà opportuno optare
per alimenti biologici al fine di evitare il rischio di maggior
contaminazioni da pesticidi, più abbondanti, per forza di cose, nei chicchi
integrali (nelle processo di raffinazione eliminando gli strati superficiali
del chicco si eliminano anche parte dei contaminanti).
Tra la categoria dei grassi
alimentari, i grassi idrogenati sono in realtà i soli significativamente più
deleteri dei carboidrati raffinati. Essi sono costituiti dagli acidi grassi
trans-insaturi (ottenuti per parziale idrogenazione dell'olio vegetale
facendolo solidificare) e sono presenti nelle margarine e in
molti prodotti da forno e snacks fritti: alzano LDL (colesterolo cattivo) e trigliceridi, riducono HDL
(colesterolo buono).
Vasti studi epidemiologici non hanno evidenziato un ruolo particolare dei
grassi nei confronti dei tumori del colon e del seno. Altri studi hanno associato il
tumore della prostata al consumo di grassi animali (ricchi di acidi grassi saturi) ma non hanno
evidenziato alcun ruolo per gli oli vegetali, che al contrario ne possono
leggermente ridurre il rischio. Infine, riguardo le problematiche
cardiovascolari, gli studi hanno inequivocabilmente indicato il vantaggio di
sostituire i grassi saturi (grassi animali) con i grassi polinsaturi (oli
vegetali e di pesce).
Riducono il rischio di malattie
vascolari (grazie, in particolare, al loro contenuto in acido folico e potassio). L'acido folico (presente nei vegetali a foglia verde) può
ridurre inoltre i rischio di cancro del colon e un suo inadeguato apporto è responsabile di
difetti alla nascita. Il licopene (contenuto nei pomodori) riduce il rischio di tumore alla prostata. Un basso
consumo di luteina (pigmento presente nelle foglie verdi) aumenta
il rischio di cataratta e di degenerazioni della retina.
Sappiamo che otteniamo il massimo beneficio da frutta e verdura se li
consumiamo freschi e crudi, perché consentono il massimo utilizzo di loro
vitamine e sali minerali, ma anche se sono stati raccolti maturi. Spesso,
purtroppo, questi preziosi alimenti vengono raccolti a "maturazione di
raccolta" ovvero, per motivi speculativi, il prima possibile, divenendo
così cibo di scarso pregio.
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Noci, mandorle, arachidi ecc.,
contengono molti grassi ma principalmente polinsaturi (in particolare le noci
sono una buona fonte di omega-3). Studi dimostrano che migliorano il
rapporto HDL/LDL, diminuiscono il rischio di malattie cardiache e diabete.
In più, chi mangia frutta secca tende meno all'obesità per
la soddisfazione dell'appetito risultante.
Fagioli, piselli, ceci, lenticchie, fave, soia, arachidi sono un'importante fonte
energetica e proteica. I legumi secchi contengono una percentuale di proteine pari a quella della carne (20%) ma di
minore valore biologico; contengono molto aminoacido lisina ma
pochi aminoacidi solforati (metioniona e specialmente cisteina
che sono invece abbondanti nei cereali). Fa eccezione la soia che ha un contenuto proteico del 38%
senza aminoacidi limitanti. Combinandoli però con alimenti ricchi di aminoacidi
solforati, quali i cereali, si ottiene un ottimo pasto con un costo 6-7 volte
minore all'equivalente con carne (ad
es. 50g di legumi e 200 g di cereali + verdure + condimenti = 1000 kcal e si
copre 2/3 del fabbisogno giornaliero di proteine).
E' opportuno, prima della cottura, l'ammollo per 12-24 h (l'acqua va cambiata
2-3 volte) in quanto diminuisce la quantità di sostanze indigeribili (saponine), di chelanti (acido fitico che
lega il ferro Fe)
e antivitaminici.
Occorre inoltre aggiungere che le leguminose sono piante "miglioratrici"
per la presenza, nelle radici, di batteri che
fissano l'azoto atmosferico (tutte le altre piante invece lo assorbono dal
terreno). poiché non tutto l'azoto viene utilizzato dalle leguminose, la
coltura successiva beneficia di questa "donazione". Questa tecnica di
coltivazione assicura la non depauperazione del terreno. Oggi l'introduzione
dei concimi chimici ha fatto scomparire la rotazione per dar posto alla
monocoltura, detta agricoltura "di rapina", più redditizia (di conseguenza
lo sviluppo delle macchine agricole ha riguardato perlopiù mais e frumento).
Riguardo gli insaccati c'è purtroppo da aggiungere che sono
prodotti attraverso i quali troppo spesso l'industria vende a caro prezzo
materie prima di qualità molto scarsa e su cui non è possibile alcuna forma di
controllo da parte del consumatore. Fanno sicuramente eccezione il prosciutto crudo e la bresaola il
cui sistema di produzione non consente sofisticazioni (vedi:nitriti nitrati).
Pollame (carni bianche) e pesce contengono
meno grassi saturi e più grassi insaturi. Il pesce è inoltre una ricca fonte di
acidi grassi omega-3. Sostituendo pollame e pesce alla carne rossa si
riduce il rischio di malattie cardiovascolari e tumori al colon.
Riguardo le carni bianche va però anche citato il rischio che contengano estrogeni (utilizzati
per incrementare il peso degli animali giovani) in grado di provocare squilibri
ormonali nei bambini. Il controllo dell'origine degli alimenti è quindi sempre
importante.
Le uovacontengono molto colesterolo ma non sembra
portare problemi. Il consumo massimo consigliato è di 1 al giorno (eccetto per
i diabetici).
Prova freschezza: prova del "galleggiamento" in una
bacinella con acqua, l'uovo fresco si deposita sul fondo in posizione
orizzontale e poi, col passare del tempo, si mette in verticale; se è vecchio
galleggia.
La digeribilità delle uova varia in base al modo di
cucinarle: il modo migliore è alla coque, uovo affogato o in camicia (ovvero
con basso tempo di cottura).
L'alto consumo era un tempo giustificato in quanto
si supponeva che aumentassero l'apporto di calcio (Ca).
In realtà si sono constatati alti tassi di fratture nei
paesi con maggior consumo di prodotti caseari. In Italia, negli anni 60,
l'assunzione di calcio era ½ rispetto a quella dell'Europa settentrionale e vi
era minor presenza di osteoporosi rispetto
a quei paesi . Non esistono
studi che dimostrano che il loro consumo riduca l'osteoporosi. Invece è
l'eccesso di proteine animali e lo stesso sale contenuto nel formaggio a
favorire l'escrezione di calcio. Inoltre gli studi sembrano correlare i
prodotti caseari al rischio di tumore alla prostata e
ovarico. Quindi per combattere l'osteoporosi è meglio assumere più proteine di origine vegetale e fare movimento. Vedi anche: dieta e osteoporosi
I formaggi molto invecchiati possono essere dannosi per chi fa uso
di antidepressivi in quanto quest'ultimi bloccano
l'azione digestiva della tiramina (potente
vasocostrittore presente nei formaggi molto fermentati).
I formaggi fusi sono prodotti normalmente dai formaggi
andati a male e dai resi. Sono sconsigliati per la presenza dei polifosfati (sali
fondenti), specie per i bambini, in quanto squilibrano il rapporto
calcio/fosforo (Ca/P). Inoltre essi sono costituiti dal 50-60% in acqua: il
costo di 1g di proteine formaggio fuso è uguale al costo di 1 di proteine
del grana (lo stesso dicasi per la mozzarella che
è composta per il 60% di acqua).
Latte: Il latte materno è l'unico alimento in grado di
consentire l'accrescimento del neonato. Il latte alimentare è quello di vacca
che ha, rispetto al materno, più vitamine tiamina e B12, più del triplo di
proteine e meno lattosio. A riguardo va sottolineato che: le vitamine e i
lipidi del latte materno dipendono dalla dieta della madre e che 1/3 degli
allattati al seno con coliche migliora
se le mamme smettono di bere latte. Inoltre, la produzione dell'enzima lattasi, indispensabile per la digestione del
latte, da parte dell'intestino, cessa, nella maggiornaza della
popolazione, dopo lo svezzamento. L'intolleranza al latte, dopo lo
svezzamento, è pertanto da considerarsi fisiologica.
L'assunzione moderata di vino rosso insieme a frutta e verdura è associata
a minor mortalità per malattie cardiache e ictus, grazie all'apporto di antiossidanti (carotenoidi, tocoferoli, acido ascorbico, flavonoidi) che agiscono in modo sinergico. Il
vino rosso determina una maggiore stabilità del plasma e
delle LDL contro l'ossidazione e aumenta la presenza di HDL. L'alcol diminuisce
l'aggregazione piastrinica del sangue limitando formazioni di coaguli e trombi.
40g di alcol/giorno (300 ml di vino) per l'uomo e 20 g per la donna
diminuiscono il rischio di coronopatie del 30%. Se bevuto in eccesso è in grado
di provocare seri danni al fegato, dove ha i maggiori effetti (steatosi, epatite e cirrosi), allo stomaco (gastriti
per eccesso di produzione di acido cloridrico), ha un effetto deprimente
sul sistema nevoso centrale con attenuamento dei freni inibitori e appannamento
dei riflessi (il 50% degli omicidi e il 25% dei suicidi vengono eseguiti sotto
l'effetto dell'alcol), crea una vasodilatazione periferica (sottrae sangue a
cuore e muscoli causando
stanchezza e raffreddamento) e aumento il colesterolo ematico. Infine, il vino
è il prodotto alimentare che subisce le maggiori sofisticazioni.
La birra è
una delle bevande meno adulterate.
Gli aperitivi alcolici,
nella maggior parte dei casi, derivano da alcol industriale rettificato tramite
aggiunta di additivi.
Composizione della nuova piramide alimentare
E' certo che restano ancora molte lacune nella
comprensione dieta-salute. Sembra quasi certo però che controllo del peso e attività fisica possano ridurre il rischio di molti
tumori. L'attività fisica giornaliera è sicuramente la base nella nuova
piramide alimentare.
La nuova piramide alimentare sarà quindi: esercizio giornaliero, consumo
moderato (ma non troppo) di calorie totali. Sempre cibi integrali (pane, pasta riso ecc.).
A quasi tutti i pasti oli vegetali (se grassi e carboidrati sono salutari è
probabile che non occorra preoccuparsi troppo delle loro % caloriche). Verdura
e frutta in abbondanza. Moderate quantità (1-3 porzioni/giorno) di fonti
proteiche salutari (noci, legumi, pesce, carne magra, uova) e alcolici
(a meno di controindicazioni quali: donne gravide, disturbi epatici,
pancreatici, scompenso cardiaco congestizio, miocardiopatia idiopatica,
malattie neurologiche degenerative). Ancora minore il consumo di prodotti
caseari (1 porzione/giorno). Consumo minimo di: cereali raffinati (inclusi
zucchero e patate), burro, carne rossa (grassa). Niente grassi idrogenati (margarine). Infine, visto il progressivo
impoverimento nutritivo degli alimenti che consumiamo, viene consigliato
praticamente a tutti l'utilizzo dell'adeguato integratore vitaminico.
Tratto da "Le Scienze - scientific american"
nr. 414 - febbraio 2003: pagg. 48-49
Tratto da http://www.my-personaltrainer.it/nutrizione/piramide-alimentare.html
L'ipertensione intraoculare è una delle
patologie più diffuse che colpiscono gli occhi. Questa si sviluppa quando la
pressione dell'umor acqueo è più alta del solito. Se trascurata, l'ipertensione
può sfociare nel glaucoma, una malattia più grave che causa la perdita graduale
della vista; per questo motivo è di vitale importanza agire non appena viene
rilevata. Si tratta di una condizione del tutto asintomatica che, in genere,
viene diagnosticata durante un visita oculistica. Il primo approccio terapeutico
consiste nell'instillare dei colliri, ma purtroppo non sono efficaci per tutti
i pazienti