Aracnofobia: introduzione
Non c'è un motivo specifico, né una paura
fondata e concreta, ma di fatto l'aracnofobia terrorizza un numero sproporzionato di persone. Una paura
agghiacciante, persistente ed ingiustificata, quella dei ragni, tanto da
diventare - talvolta - un'ossessione incontrollabile, responsabile di veri e
propri attacchi di
panico. Ma il fatto più
bizzarro, incompreso da aracnofobici e non, è sempre lo stesso: perché
proprio i ragni? D'altronde, stiamo parlando “solo” di piccoli aracnidi
innocui (tarantole e
ragni velenosi a parte).
È sconvolgente l'impatto che la paura dei ragni genera tra la popolazione: si stima, infatti, che l'aracnofobia sia la paura agli animali più diffusa in assoluto, insieme a quella di topi e serpenti.
Il ragno, artista della tessitura per antonomasia, tesse la sua tela con destrezza e maestria unica: la pazienza, la precisione e l'attenzione della trama e dell'intreccio della sua rete sono sorprendenti. L'aracnofobia non si ferma solo al ragno in sé, ma si estende anche alle ragnatele, le sue opere “architettoniche” meravigliose: la paura della rete riflette probabilmente la fobia di essere intrappolati, di non aver via di fuga.
L'aracnofobia, come del resto le fobie in genere, cela disturbi psicologici più o meno gravi: infatti, non ha senso aver paura di questi piccoli animali, ma di fatto, inspiegabilmente, la paura c'è.
Questo è un palese esempio di quanto la mente umana possa condizionare noi stessi: è il senno che comanda il tutto e, quando non si è più in grado di porre dei freni alla ragione, la paura ha il sopravvento. Non a caso, l'aracnofobia rientra tra le paure irrazionali.
È sconvolgente l'impatto che la paura dei ragni genera tra la popolazione: si stima, infatti, che l'aracnofobia sia la paura agli animali più diffusa in assoluto, insieme a quella di topi e serpenti.
Il ragno, artista della tessitura per antonomasia, tesse la sua tela con destrezza e maestria unica: la pazienza, la precisione e l'attenzione della trama e dell'intreccio della sua rete sono sorprendenti. L'aracnofobia non si ferma solo al ragno in sé, ma si estende anche alle ragnatele, le sue opere “architettoniche” meravigliose: la paura della rete riflette probabilmente la fobia di essere intrappolati, di non aver via di fuga.
L'aracnofobia, come del resto le fobie in genere, cela disturbi psicologici più o meno gravi: infatti, non ha senso aver paura di questi piccoli animali, ma di fatto, inspiegabilmente, la paura c'è.
Questo è un palese esempio di quanto la mente umana possa condizionare noi stessi: è il senno che comanda il tutto e, quando non si è più in grado di porre dei freni alla ragione, la paura ha il sopravvento. Non a caso, l'aracnofobia rientra tra le paure irrazionali.
Sintomi
Se di sintomatologia si può parlare,
l'aracnofobia genera reazioni diverse in base alla “gravità” del disturbo: nei
casi di severità, la paura dei ragni s'innesta semplicemente visionando uno
scatto fotografico di un aracnide. Le reazioni alla vista di un ragno, sia
questi di dimensioni minute o giganti, sono incontrollate e possono risultare
esagerate agli occhi non solo degli altri, ma anche dell'aracnofobico stesso.
Esistono vari livelli di gravità, a partire dalla semplice repulsione alla vista del ragno, sino alla degenerata ossessione per gli stessi, che sfocia in attacchi di panico e reazioni irrazionali, oltre che sproporzionate. Tra i sintomi più frequenti, si ricordano:
sudorazione, respiro affannoso, nausea ed aumento della frequenza cardiaca.
In alcuni aracnofobici, i tipici prodromi di paura si presentano al solo pensiero che all'interno di una stanza possa presentarsi un ragno; il soggetto, di conseguenza, è in grado di entrare in quella camera solo dopo uno sforzo mentale abnorme, unico modo per superare la fobia.
Tipica degli aracnofobici è la sensazione di essere infestati dai ragni, di percepire le zampette correre sulla pelle, come se il ragno volesse intrappolare il pasto umano dentro la sua tela, per mangiare lentamente la sua preda, succhiandone gradatamente il sangue.
Dopo aver inquadrato la paura dei ragni in chiave sintomatologica, è comprensibile come il termine “aracnofobia” sia un eufemismo, per quelle persone che ne sono affette. Spesso, i soggetti “sani” trovano eccessive le reazioni degli aracnofobici alla sola visione del ragno, ma l'ossessione - vista con gli occhi degli altri - viene spesso sminuita rispetto a quanto lo sia in realtà.
Pensare che, in alcuni Paesi, i ragni sono persino considerati una leccornia gastronomica!
Esistono vari livelli di gravità, a partire dalla semplice repulsione alla vista del ragno, sino alla degenerata ossessione per gli stessi, che sfocia in attacchi di panico e reazioni irrazionali, oltre che sproporzionate. Tra i sintomi più frequenti, si ricordano:
sudorazione, respiro affannoso, nausea ed aumento della frequenza cardiaca.
In alcuni aracnofobici, i tipici prodromi di paura si presentano al solo pensiero che all'interno di una stanza possa presentarsi un ragno; il soggetto, di conseguenza, è in grado di entrare in quella camera solo dopo uno sforzo mentale abnorme, unico modo per superare la fobia.
Tipica degli aracnofobici è la sensazione di essere infestati dai ragni, di percepire le zampette correre sulla pelle, come se il ragno volesse intrappolare il pasto umano dentro la sua tela, per mangiare lentamente la sua preda, succhiandone gradatamente il sangue.
Dopo aver inquadrato la paura dei ragni in chiave sintomatologica, è comprensibile come il termine “aracnofobia” sia un eufemismo, per quelle persone che ne sono affette. Spesso, i soggetti “sani” trovano eccessive le reazioni degli aracnofobici alla sola visione del ragno, ma l'ossessione - vista con gli occhi degli altri - viene spesso sminuita rispetto a quanto lo sia in realtà.
Pensare che, in alcuni Paesi, i ragni sono persino considerati una leccornia gastronomica!
Analisi psicologica
L'aracnofobia, come peraltro la maggior parte
delle fobie,
è strettamente correlata a disturbi - più o meno gravi - di natura prettamente
psicologica: effettivamente, i piccoli aracnidi rei di ossessioni e incubi notturni
rappresentano solamente un banale espediente verso cui rovesciare le nostre
fobie. La dilatazione
delle pupille alla vista della “bestia”, la pelle d'oca, la
percezione che quel ragno lontano stia accarezzando la pelle,
l'aumento della frequenza cardiaca ed il senso di nausea sono solamente frutto
dell'immaginazione: nulla è reale.
Riflettendo: come sarebbe possibile che questi piccoli animali possano arrecare danno all'uomo? L'aracnofobico non deve credere di essere un succulento bocconcino per il ragno: la paura è infondata.
Leggendo quanto detto, è comprensibile che il primo pensiero di un soggetto affetto da aracnofobia sia: “facile dirlo!”. Anche in questo caso, deve subentrare la volontà di superare il problema: senza desiderio e volontà di guarire (dove il verbo “guarire” calza a pennello per esprimere al meglio il concetto, considerando che l'aracnofobia, per molti, è una malattia a tutti gli effetti), la paura dei ragni non può essere debellata.
Riflettendo: come sarebbe possibile che questi piccoli animali possano arrecare danno all'uomo? L'aracnofobico non deve credere di essere un succulento bocconcino per il ragno: la paura è infondata.
Leggendo quanto detto, è comprensibile che il primo pensiero di un soggetto affetto da aracnofobia sia: “facile dirlo!”. Anche in questo caso, deve subentrare la volontà di superare il problema: senza desiderio e volontà di guarire (dove il verbo “guarire” calza a pennello per esprimere al meglio il concetto, considerando che l'aracnofobia, per molti, è una malattia a tutti gli effetti), la paura dei ragni non può essere debellata.
La figura raccapricciante del ragno, dalla testa
enorme (vista tale dagli aracnofobici) e dalle otto zampette frammentate e sottili,
è da tempo immemore simbolo di paura e terrore. Anche in questo caso, la
domanda immediata è sempre la stessa: perché proprio il ragno?
Certo, la proiezione della figura dell'animale ingigantisce il suo corpo esile creando veri e propri mostri d'ombra stampati su muri e soffitti, che si divengono i principi neri di sonni notturni inquietanti. Ciò nonostante, sta di fatto che il ragno “reale” che, timido, si nasconde nelle crepe dei muri e negli angoli più isolati della casa, è la vittima: l'uomo, che, pauroso, si copre il viso e trema alla vista della bestia, non si rende conto che il vincitore dell'eterna battaglia al mostro è proprio lui!
Secondo il pensiero di alcuni autori, è proprio dal ragno che tutto ha avuto origine, grazie alla sua particolare struttura fisica; per altri, invece, il ragno è un intermediario per l'aldilà.
Intrecciando l'analisi psicologica con l'interpretazione simbolica del ragno, idealmente è possibile scovare i motivi reali che scatenano l'aracnofobia.
La tessitura della tela simboleggia la creazione della vita:
la paura della ragnatela, probabilmente, nasconde sia l'ansia della morte, che l'inquietudine di essere intrappolati in una rete dalla quale non si può sfuggire.
Probabilmente, ciò che inquieta enormemente gli aracnofobici, è la laboriosità dell'animale nel costruire la sua tela, la pazienza mista ad intelligenza nell'aspettare la preda, e la caccia, dato che il ragno si nutre delle sue prede ancora in vita dopo averle paralizzate nella tela ed incastrate nelle sue infide zampette, non lasciando loro alcuna via di scampo. (!)
Certo, la proiezione della figura dell'animale ingigantisce il suo corpo esile creando veri e propri mostri d'ombra stampati su muri e soffitti, che si divengono i principi neri di sonni notturni inquietanti. Ciò nonostante, sta di fatto che il ragno “reale” che, timido, si nasconde nelle crepe dei muri e negli angoli più isolati della casa, è la vittima: l'uomo, che, pauroso, si copre il viso e trema alla vista della bestia, non si rende conto che il vincitore dell'eterna battaglia al mostro è proprio lui!
Secondo il pensiero di alcuni autori, è proprio dal ragno che tutto ha avuto origine, grazie alla sua particolare struttura fisica; per altri, invece, il ragno è un intermediario per l'aldilà.
Intrecciando l'analisi psicologica con l'interpretazione simbolica del ragno, idealmente è possibile scovare i motivi reali che scatenano l'aracnofobia.
La tessitura della tela simboleggia la creazione della vita:
la paura della ragnatela, probabilmente, nasconde sia l'ansia della morte, che l'inquietudine di essere intrappolati in una rete dalla quale non si può sfuggire.
Probabilmente, ciò che inquieta enormemente gli aracnofobici, è la laboriosità dell'animale nel costruire la sua tela, la pazienza mista ad intelligenza nell'aspettare la preda, e la caccia, dato che il ragno si nutre delle sue prede ancora in vita dopo averle paralizzate nella tela ed incastrate nelle sue infide zampette, non lasciando loro alcuna via di scampo. (!)
Aracnofobia ed interpretazione
Se l'aracnofobico in sé teme il ragno, la
paura si può facilmente tramutare in vera e propria ossessione quando l'animale
viene enfatizzato, e la fobia amplificata smisuratamente dai media e da
credenze popolari e leggende che, di per loro, non hanno fondamento
alcuno.
Nella simbologia, il ragno è definito una creatura imprevedibile, bizzarra, ambivalente, in cui nella medesima bestia regna sia il bene che il male.
Con ogni probabilità, l'aracnofobia è esagerata a dismisura da alcune culture: secondo quanto emerge da una credenza antica - tuttora considerata - l'anima può entrare ed uscire dalla bocca durante il sonno sotto la veste del ragno.
Nell'arte, alcuni dipinti raffigurano ragni giganti con il volto di donna: abbiamo visto in precedenza che la figura del ragno è in qualche modo correlata alla vita (atto di creazione). A tal proposito, la donna ragno simboleggia duplici significati opposti: l'umano e la bestia, la bellezza e la mostruosità, il reale e l'immaginario.
Per altri autori, l'aracnofobia esprime l'allegoria dell'alienazione di se stessi nei confronti del mondo; per altri ancora, la paura dei ragni è un semplice tentativo di allontanare involontariamente alcuni comportamenti - inconsciamente reputati erronei - del proprio ego.
Nella simbologia, il ragno è definito una creatura imprevedibile, bizzarra, ambivalente, in cui nella medesima bestia regna sia il bene che il male.
Con ogni probabilità, l'aracnofobia è esagerata a dismisura da alcune culture: secondo quanto emerge da una credenza antica - tuttora considerata - l'anima può entrare ed uscire dalla bocca durante il sonno sotto la veste del ragno.
Nell'arte, alcuni dipinti raffigurano ragni giganti con il volto di donna: abbiamo visto in precedenza che la figura del ragno è in qualche modo correlata alla vita (atto di creazione). A tal proposito, la donna ragno simboleggia duplici significati opposti: l'umano e la bestia, la bellezza e la mostruosità, il reale e l'immaginario.
Per altri autori, l'aracnofobia esprime l'allegoria dell'alienazione di se stessi nei confronti del mondo; per altri ancora, la paura dei ragni è un semplice tentativo di allontanare involontariamente alcuni comportamenti - inconsciamente reputati erronei - del proprio ego.
Terapie psicologiche
Come abbiamo visto, l'aracnofobia miete un
numero enorme di vittime. Tuttavia, come tutte le fobie e
le malattie di natura psicologica, la terapia è possibile. Dato che per molti
autori la paura dei ragni viene catalogata come una “fobia semplice”
(classificazione effettuata sicuramente da persone non aracnofobiche), non
esistono trattamenti farmacologici mirati, riconosciuti e legittimi.
Comune è la cosiddetta esposizione in vivo, terapia comportamentale consistente nel contatto ravvicinato dell'aracnofobico al ragno: il trattamento, dapprima puramente psicologico e successivamente effettuato anche sul piano pratico, dev'essere eseguito per gradi, al fine di trascinare il paziente proprio al limite dell'ossessione, toccando con mani l'aracnide che, beffardo, fissa la vittima.
In genere, la terapia ha inizio sottoponendo l'aracnofobico a domande mirate sulla sua paura, al fine di estrapolarne i motivi che l'hanno indotta: il più delle volte, il paziente non è in grado di dare una spiegazione precisa e sicura alla sua aracnofobia.
La fase terapica successiva consiste nel presentare fotografie di ragni all'aracnofobico; le sedute proseguono mostrando veri ragni, che li separano dal soggetto grazie ad un vetro.
L'ultima fase, il livello di “pericolosità” più elevato per l'aracnofobico, nonché il più temuto, consiste nel toccare direttamente i ragni.
Generalmente, la cura dà buoni risultati per un breve periodo di tempo, pertanto sono consigliate terapie di “richiamo” al fine di evitare ulteriori ricadute.
Altri autori, sembrano preferire altri metodi chiamati “shock”, consistenti nell'esposizione improvvisa del ragno alla vittima aracnofobica.
Comune è la cosiddetta esposizione in vivo, terapia comportamentale consistente nel contatto ravvicinato dell'aracnofobico al ragno: il trattamento, dapprima puramente psicologico e successivamente effettuato anche sul piano pratico, dev'essere eseguito per gradi, al fine di trascinare il paziente proprio al limite dell'ossessione, toccando con mani l'aracnide che, beffardo, fissa la vittima.
In genere, la terapia ha inizio sottoponendo l'aracnofobico a domande mirate sulla sua paura, al fine di estrapolarne i motivi che l'hanno indotta: il più delle volte, il paziente non è in grado di dare una spiegazione precisa e sicura alla sua aracnofobia.
La fase terapica successiva consiste nel presentare fotografie di ragni all'aracnofobico; le sedute proseguono mostrando veri ragni, che li separano dal soggetto grazie ad un vetro.
L'ultima fase, il livello di “pericolosità” più elevato per l'aracnofobico, nonché il più temuto, consiste nel toccare direttamente i ragni.
Generalmente, la cura dà buoni risultati per un breve periodo di tempo, pertanto sono consigliate terapie di “richiamo” al fine di evitare ulteriori ricadute.
Altri autori, sembrano preferire altri metodi chiamati “shock”, consistenti nell'esposizione improvvisa del ragno alla vittima aracnofobica.
Riflessioni
Senza dubbio un paradosso irrazionale,
l'aracnofobia: la coscienza e l'intelletto non sono più in grado di gestire
l'oggetto fobico. Il problema in sé non è rappresentato dalla paura dei ragni:
il ragno, come già esplicitato più volte, è solamente uno stratagemma, una
semplice scappatoia verso cui riversare ansia ed angoscia inconscia.
Se il ragno fosse una scatola zeppa di paure, preoccupazioni ed inquietudini l'aracnofobico temerebbe comunque la scatola: il problema è che l'involucro, in sé, non crea paura, non scatena il danno, ma è il contenuto che genera ossessione. La scatola è apparenza: non ci si deve fermare alle apparenze, si deve scavare più a fondo, cercando di scovare il motivo attorno al quale rotea il tutto.
Alcuni esperti in materia sono convinti che l'aracnofobia affondi profonde radici nell'infanzia, la “tenera età”, periodo di vita in cui la forza mentale non è ancora consolidata e stabile. Le paure viste con gli occhi di un bambino vengono ingigantite ed enfatizzate: l'inevitabile conseguenza è l'assoluta incapacità di padroneggiarla, generando un senso di angoscia permanente ed ingestibile. È proprio in questo momento che nella testa del piccolo aracnofobico scatta involontariamente un meccanismo apparentemente difensivo, che consiste nel far ricadere la responsabilità dell'angoscia proprio nel ragno.
Se non si ricorre a terapie psicologiche, l'aracnofobia, inspiegabilmente, rimane un incubo che accompagna il malcapitato per tutta la vita.
Se il ragno fosse una scatola zeppa di paure, preoccupazioni ed inquietudini l'aracnofobico temerebbe comunque la scatola: il problema è che l'involucro, in sé, non crea paura, non scatena il danno, ma è il contenuto che genera ossessione. La scatola è apparenza: non ci si deve fermare alle apparenze, si deve scavare più a fondo, cercando di scovare il motivo attorno al quale rotea il tutto.
Alcuni esperti in materia sono convinti che l'aracnofobia affondi profonde radici nell'infanzia, la “tenera età”, periodo di vita in cui la forza mentale non è ancora consolidata e stabile. Le paure viste con gli occhi di un bambino vengono ingigantite ed enfatizzate: l'inevitabile conseguenza è l'assoluta incapacità di padroneggiarla, generando un senso di angoscia permanente ed ingestibile. È proprio in questo momento che nella testa del piccolo aracnofobico scatta involontariamente un meccanismo apparentemente difensivo, che consiste nel far ricadere la responsabilità dell'angoscia proprio nel ragno.
Se non si ricorre a terapie psicologiche, l'aracnofobia, inspiegabilmente, rimane un incubo che accompagna il malcapitato per tutta la vita.
Pensare che un antico proverbio inglese
afferma: Se desideri amore e successo
lascia un ragno correre vivo.
Chissà se gli aracnofobici concordano…
lascia un ragno correre vivo.
Chissà se gli aracnofobici concordano…
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Tratto dal film: "Mamma ho perso l'aereo" AHAHAH
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Aracnofobia
addio! Come non avere più paura dei ragni
L’aracnofobia
è abbastanza comune, ma i ricercatori hanno scoperto che è possibile combattere
e superare la paura dei ragni
LA PAURA DEI RAGNI
La paura
dei ragni, scientificamente detta aracnofobia, è abbastanza
comune e interessa sia uomini che donne. Nella maggior parte dei casi non si
tratta di una fobia molto pericolosa e secondo gli scienziati può essere
superata. Nello specifico i ricercatori ritengono che la sintomatologia si
manifesti null’altro che con un’accelerazione cardiaca. E per questo può
essere affrontata con il metodo del confronto diretto.
COME
SUPERARE LA PAURA DEI RAGNI
I
ricercatori della Sussex University hanno scoperto che esporre le persone alle
proprie paure riduce la loro ansia. Gli esperti ritengono che tali scoperte
potrebbero applicarsi alle più comuni forme di fobie. Le terapie attuali si
basano sul confronto diretto con lo stimolo temuto. Ovviamente ciò può indurre
i pazienti trattati a provare un significativo disagio emotivo.
IL
TRATTAMENTO
I
risultati, pubblicati nella rivista di Medicina psicosomatica, potrebbero
costituire la base per un nuovo trattamento per le paure irrazionali. Il
trattamento attuale è spesso prolungato e comporta una graduale esposizione
agli stimoli. Ma la nuova ricerca dimostra che possono essere trattati in modo
più efficace collegando la terapia computerizzata ai ritmi corporei dei
pazienti stessi.
Il
professor Hugo Critchley, presidente della psichiatria di Brighton e Sussex
Medical School (BSMS) e investigatore principale, ha dichiarato “Molti
di noi hanno fobie di un tipo o dell’altro – potrebbero essere ragni, clown o
persino cibo. Il trattamento di solito comporta l’esposizione della persona
alla paura, ma questo può richiedere molto tempo.”
LA
PAURA DEI RAGNI E IL BATTITO CARDIACO
Il
modo in cui rispondiamo alle nostre paure può dipendere dall’esposizione allo
stimolo in relazione ai battiti cardiaci. I segnali di eccitazione corporea che
si verificano con ogni singolo battito cardiaco possono modificare l’impatto
emotivo di potenziali minacce. Ad esempio, se sperimentiamo le minacce durante
un battito cardiaco, possono apparire più grandi.
In
questo studio clinico, una terapia di esposizione computerizzata per
l’aracnofobia è stata combinata con misurazioni online dei battiti cardiaci.
Per un gruppo di pazienti, le
immagini dei ragni sono state presentate in contemporanea al battito del cuore.
Mentre per un altro gruppo di pazienti sono state presentate immagini di ragni
tra i battiti del cuore. Un terzo gruppo di controllo ha visto i ragni in modo
casuale nelle sessioni di terapia. Sebbene ci sia stato qualche miglioramento
tra tutti i pazienti, le persone esposte ai ragni durante il battito cardiaco
hanno reagito meglio. Hanno infatti mostrato una maggiore riduzione della paura
dei ragni auto-riferita, dei livelli di ansia e delle risposte fisiologiche ai
ragni.
(FONTE:
https://www.stile.it/2018/11/16/come-non-avere-piu-paura-dei-ragni-id-201280/)