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martedì 29 gennaio 2019

Aracnofobia: se conosci i ragni a fondo puoi vincerla. Occorre aiuto di un maestro.


Aracnofobia: introduzione

Non c'è un motivo specifico, né una paura fondata e concreta, ma di fatto l'aracnofobia terrorizza un numero sproporzionato di persone. Una paura agghiacciante, persistente ed ingiustificata, quella dei ragni, tanto da diventare - talvolta - un'ossessione incontrollabile, responsabile di veri e propri attacchi di panicoMa il fatto più bizzarro, incompreso da aracnofobici e non, è sempre lo stesso: perché proprio i ragni? D'altronde, stiamo parlando “solo” di piccoli aracnidi innocui (tarantole e ragni velenosi a parte).
È sconvolgente l'impatto che la paura dei ragni genera tra la popolazione: si stima, infatti, che l'aracnofobia sia la paura agli animali più diffusa in assoluto, insieme a quella di topi e serpenti.


Il ragno, artista della tessitura per antonomasia, tesse la sua tela con destrezza e maestria unica: la pazienza, la precisione e l'attenzione della trama e dell'intreccio della sua rete sono sorprendenti. L'aracnofobia non si ferma solo al ragno in sé, ma si estende anche alle ragnatele, le sue opere “architettoniche” meravigliose: la paura della rete riflette probabilmente la fobia di essere intrappolati, di non aver via di fuga.
L'aracnofobia, come del resto le fobie in genere, cela disturbi psicologici più o meno gravi: infatti, non ha senso aver paura di questi piccoli animali, ma di fatto, inspiegabilmente, la paura c'è.
Questo è un palese esempio di quanto la mente umana possa condizionare noi stessi: è il senno che comanda il tutto e, quando non si è più in grado di porre dei freni alla ragione, la paura ha il sopravvento. Non a caso, l'aracnofobia rientra tra le paure irrazionali.

Sintomi

Se di sintomatologia si può parlare, l'aracnofobia genera reazioni diverse in base alla “gravità” del disturbo: nei casi di severità, la paura dei ragni s'innesta semplicemente visionando uno scatto fotografico di un aracnide. Le reazioni alla vista di un ragno, sia questi di dimensioni minute o giganti, sono incontrollate e possono risultare esagerate agli occhi non solo degli altri, ma anche dell'aracnofobico stesso.

Esistono vari livelli di gravità, a partire dalla semplice repulsione alla vista del ragno, sino alla degenerata ossessione per gli stessi, che sfocia in attacchi di panico e reazioni irrazionali, oltre che sproporzionate. Tra i sintomi più frequenti, si ricordano:


sudorazionerespiro affannosonausea ed aumento della frequenza cardiaca.

In alcuni aracnofobici, i tipici prodromi di paura si presentano al solo pensiero che all'interno di una stanza possa presentarsi un ragno; il soggetto, di conseguenza, è in grado di entrare in quella camera solo dopo uno sforzo mentale abnorme, unico modo per superare la fobia.

Tipica degli aracnofobici è la sensazione di essere infestati dai ragni, di percepire le zampette correre sulla pelle, come se il ragno volesse intrappolare il pasto umano dentro la sua tela, per mangiare lentamente la sua preda, succhiandone gradatamente il sangue.
Dopo aver inquadrato la paura dei ragni in chiave sintomatologica, è comprensibile come il termine “aracnofobia” sia un eufemismo, per quelle persone che ne sono affette. Spesso, i soggetti “sani” trovano eccessive le reazioni degli aracnofobici alla sola visione del ragno, ma l'ossessione - vista con gli occhi degli altri - viene spesso sminuita rispetto a quanto lo sia in realtà.


Pensare che, in alcuni Paesi, i ragni sono persino considerati una leccornia gastronomica!
Analisi psicologica

L'aracnofobia, come peraltro la maggior parte delle fobie, è strettamente correlata a disturbi - più o meno gravi - di natura prettamente psicologica: effettivamente, i piccoli aracnidi rei di ossessioni e incubi notturni rappresentano solamente un banale espediente verso cui rovesciare le nostre fobie. La dilatazione delle pupille alla vista della “bestia”, la pelle d'oca, la percezione che quel ragno lontano stia accarezzando la pelle, l'aumento della frequenza cardiaca ed il senso di nausea sono solamente frutto dell'immaginazione: nulla è reale. 

Riflettendo: come sarebbe possibile che questi piccoli animali possano arrecare danno all'uomo? L'aracnofobico non deve credere di essere un succulento bocconcino per il ragno: la paura è infondata. 
Leggendo quanto detto, è comprensibile che il primo pensiero di un soggetto affetto da aracnofobia sia: “facile dirlo!”. Anche in questo caso, deve subentrare la volontà di superare il problema: senza desiderio e volontà di guarire (dove il verbo “guarire” calza a pennello per esprimere al meglio il concetto, considerando che l'aracnofobia, per molti, è una malattia a tutti gli effetti), la paura dei ragni non può essere debellata.

Interpretazione simbolica del ragno

La figura raccapricciante del ragno, dalla testa enorme (vista tale dagli aracnofobici) e dalle otto zampette frammentate e sottili, è da tempo immemore simbolo di paura e terrore. Anche in questo caso, la domanda immediata è sempre la stessa: perché proprio il ragno
Certo, la proiezione della figura dell'animale ingigantisce il suo corpo esile creando veri e propri mostri d'ombra stampati su muri e soffitti, che si divengono i principi neri di sonni notturni inquietanti. Ciò nonostante, sta di fatto che il ragno “reale” che, timido, si nasconde nelle crepe dei muri e negli angoli più isolati della casa, è la vittima: l'uomo, che, pauroso, si copre il viso e trema alla vista della bestia, non si rende conto che il vincitore dell'eterna battaglia al mostro è proprio lui!

Secondo il pensiero di alcuni autori, è proprio dal ragno che tutto ha avuto origine, grazie alla sua particolare struttura fisica; per altri, invece, il ragno è un intermediario per l'aldilà.
Intrecciando l'analisi psicologica con l'interpretazione simbolica del ragno, idealmente è possibile scovare i motivi reali che scatenano l'aracnofobia.


La tessitura della tela simboleggia la creazione della vita: 

la paura della ragnatela, probabilmente, nasconde sia l'ansia della morte, che l'inquietudine di essere intrappolati in una rete dalla quale non si può sfuggire. 
Probabilmente, ciò che inquieta enormemente gli aracnofobici, è la laboriosità dell'animale nel costruire la sua tela, la pazienza mista ad intelligenza nell'aspettare la preda, e la caccia, dato che il ragno si nutre delle sue prede ancora in vita dopo averle paralizzate nella tela ed incastrate nelle sue infide zampette, non lasciando loro alcuna via di scampo. (!)

Aracnofobia ed interpretazione

Se l'aracnofobico in sé teme il ragno, la paura si può facilmente tramutare in vera e propria ossessione quando l'animale viene enfatizzato, e la fobia amplificata smisuratamente dai media e da credenze popolari e leggende che, di per loro, non hanno fondamento alcuno.
Nella simbologia, il ragno è definito una creatura imprevedibile, bizzarra, ambivalente, in cui nella medesima bestia regna sia il bene che il male.


Con ogni probabilità, l'aracnofobia è esagerata a dismisura da alcune culture: secondo quanto emerge da una credenza antica - tuttora considerata - l'anima può entrare ed uscire dalla bocca durante il sonno sotto la veste del ragno.


Nell'arte, alcuni dipinti raffigurano ragni giganti con il volto di donna: abbiamo visto in precedenza che la figura del ragno è in qualche modo correlata alla vita (atto di creazione). A tal proposito, la donna ragno simboleggia duplici significati opposti: l'umano e la bestia, la bellezza e la mostruosità, il reale e l'immaginario.


Per altri autori, l'aracnofobia esprime l'allegoria dell'alienazione di se stessi nei confronti del mondo; per altri ancora, la paura dei ragni è un semplice tentativo di allontanare involontariamente alcuni comportamenti - inconsciamente reputati erronei - del proprio ego.
Terapie psicologiche

Come abbiamo visto, l'aracnofobia miete un numero enorme di vittime. Tuttavia, come tutte le fobie e le malattie di natura psicologica, la terapia è possibile. Dato che per molti autori la paura dei ragni viene catalogata come una “fobia semplice” (classificazione effettuata sicuramente da persone non aracnofobiche), non esistono trattamenti farmacologici mirati, riconosciuti e legittimi.

Comune è la cosiddetta esposizione in vivo, terapia comportamentale consistente nel contatto ravvicinato dell'aracnofobico al ragno: il trattamento, dapprima puramente psicologico e successivamente effettuato anche sul piano pratico, dev'essere eseguito per gradi, al fine di trascinare il paziente proprio al limite dell'ossessione, toccando con mani l'aracnide che, beffardo, fissa la vittima.


In genere, la terapia ha inizio sottoponendo l'aracnofobico a domande mirate sulla sua paura, al fine di estrapolarne i motivi che l'hanno indotta: il più delle volte, il paziente non è in grado di dare una spiegazione precisa e sicura alla sua aracnofobia.


La fase terapica successiva consiste nel presentare fotografie di ragni all'aracnofobico; le sedute proseguono mostrando veri ragni, che li separano dal soggetto grazie ad un vetro. 


L'ultima fase, il livello di “pericolosità” più elevato per l'aracnofobico, nonché il più temuto, consiste nel toccare direttamente i ragni.

Generalmente, la cura dà buoni risultati per un breve periodo di tempo, pertanto sono consigliate terapie di “richiamo” al fine di evitare ulteriori ricadute.


Altri autori, sembrano preferire altri metodi chiamati “shock”, consistenti nell'esposizione improvvisa del ragno alla vittima aracnofobica.

Riflessioni

Senza dubbio un paradosso irrazionale, l'aracnofobia: la coscienza e l'intelletto non sono più in grado di gestire l'oggetto fobico. Il problema in sé non è rappresentato dalla paura dei ragni: il ragno, come già esplicitato più volte, è solamente uno stratagemma, una semplice scappatoia verso cui riversare ansia ed angoscia inconscia. 
Se il ragno fosse una scatola zeppa di paure, preoccupazioni ed inquietudini l'aracnofobico temerebbe comunque la scatola: il problema è che l'involucro, in sé, non crea paura, non scatena il danno, ma è il contenuto che genera ossessione. La scatola è apparenza: non ci si deve fermare alle apparenze, si deve scavare più a fondo, cercando di scovare il motivo attorno al quale rotea il tutto.

Alcuni esperti in materia sono convinti che l'aracnofobia affondi profonde radici nell'infanzia, la “tenera età”, periodo di vita in cui la forza mentale non è ancora consolidata e stabile. Le paure viste con gli occhi di un bambino vengono ingigantite ed enfatizzate: l'inevitabile conseguenza è l'assoluta incapacità di padroneggiarla, generando un senso di angoscia permanente ed ingestibile. È proprio in questo momento che nella testa del piccolo aracnofobico scatta involontariamente un meccanismo apparentemente difensivo, che consiste nel far ricadere la responsabilità dell'angoscia proprio nel ragno.
Se non si ricorre a terapie psicologiche, l'aracnofobia, inspiegabilmente, rimane un incubo che accompagna il malcapitato per tutta la vita.

Pensare che un antico proverbio inglese afferma: Se desideri amore e successo
lascia un ragno correre vivo
.
Chissà se gli aracnofobici concordano…

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Tratto dal film: "Mamma ho perso l'aereo" AHAHAH


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Aracnofobia addio! Come non avere più paura dei ragni

L’aracnofobia è abbastanza comune, ma i ricercatori hanno scoperto che è possibile combattere e superare la paura dei ragni

LA PAURA DEI RAGNI

La paura dei ragni, scientificamente detta aracnofobia, è abbastanza comune e interessa sia uomini che donne. Nella maggior parte dei casi non si tratta di una fobia molto pericolosa e secondo gli scienziati può essere superata. Nello specifico i ricercatori ritengono che la sintomatologia si manifesti null’altro che con un’accelerazione cardiaca. E per questo può essere affrontata con il metodo del confronto diretto.

COME SUPERARE LA PAURA DEI RAGNI

I ricercatori della Sussex University hanno scoperto che esporre le persone alle proprie paure riduce la loro ansia. Gli esperti ritengono che tali scoperte potrebbero applicarsi alle più comuni forme di fobie. Le terapie attuali si basano sul confronto diretto con lo stimolo temuto. Ovviamente ciò può indurre i pazienti trattati a provare un significativo disagio emotivo.

IL TRATTAMENTO

I risultati, pubblicati nella rivista di Medicina psicosomatica, potrebbero costituire la base per un nuovo trattamento per le paure irrazionali. Il trattamento attuale è spesso prolungato e comporta una graduale esposizione agli stimoli. Ma la nuova ricerca dimostra che possono essere trattati in modo più efficace collegando la terapia computerizzata ai ritmi corporei dei pazienti stessi.
Il professor Hugo Critchley, presidente della psichiatria di Brighton e Sussex Medical School (BSMS) e investigatore principale, ha dichiarato “Molti di noi hanno fobie di un tipo o dell’altro – potrebbero essere ragni, clown o persino cibo. Il trattamento di solito comporta l’esposizione della persona alla paura, ma questo può richiedere molto tempo.”

LA PAURA DEI RAGNI E IL BATTITO CARDIACO

Il modo in cui rispondiamo alle nostre paure può dipendere dall’esposizione allo stimolo in relazione ai battiti cardiaci. I segnali di eccitazione corporea che si verificano con ogni singolo battito cardiaco possono modificare l’impatto emotivo di potenziali minacce. Ad esempio, se sperimentiamo le minacce durante un battito cardiaco, possono apparire più grandi.
In questo studio clinico, una terapia di esposizione computerizzata per l’aracnofobia è stata combinata con misurazioni online dei battiti cardiaci.
Per un gruppo di pazienti, le immagini dei ragni sono state presentate in contemporanea al battito del cuore. Mentre per un altro gruppo di pazienti sono state presentate immagini di ragni tra i battiti del cuore. Un terzo gruppo di controllo ha visto i ragni in modo casuale nelle sessioni di terapia. Sebbene ci sia stato qualche miglioramento tra tutti i pazienti, le persone esposte ai ragni durante il battito cardiaco hanno reagito meglio. Hanno infatti mostrato una maggiore riduzione della paura dei ragni auto-riferita, dei livelli di ansia e delle risposte fisiologiche ai ragni.

(FONTE: https://www.stile.it/2018/11/16/come-non-avere-piu-paura-dei-ragni-id-201280/)





venerdì 25 gennaio 2019

Curare gli attacchi di panico e ansia usando la CANNABIS LEGALE (LIGHT)

"Ho provato la marijuana legale contro gli attacchi di panico e ho vinto": a tu per tu col “farmaco della discordia”, la Cannabis terapeutica

Una giornalista scientifica vessata dagli attacchi di panico e in fuga dagli ansiolitici decide di provare il “farmaco della discordia”, e..

Mi stai dicendo che hai iniziato a farti le canne? Ecco la domanda che le persone mi rivolgono ogni volta che racconto la mia esperienza con la Cannabis terapeutica, cioè la Cannabis sativa priva di effetti stupefacenti. Come sono arrivata al suo consumo io, una rigorosa giornalista scientifica? Per tamponare gli effetti devastanti di uno shock, che mi ha quasi spedita al reparto psichiatrico.

È maggio, al mattino sono a Milano, a una conferenza stampa. Quando torno a casa, un paesino della Brianza, trovo divelta la porta del mio appartamento. Entro, c’è tutto in disordine: vestiti ovunque, bigiotteria sparpagliata dalla cucina al soggiorno, il frigorifero aperto, carte dello studio buttate come coriandoli... Ma soprattutto cerco e non trovo i miei due gatti. In quel momento mi si annebbia la vista, sento il cuore che batte in modo strano, urlo così forte da attirare l’attenzione dei miei vicini, che ovviamente non hanno né visto né sentito nulla. Non ragiono più: voglio solo sapere se i miei gatti sono vivi. Sono secondi eterni. Sul pavimento della camera da letto c’è uno strato di abiti, coperte, asciugamani, libri e non riesco a camminare. Allora mi butto in ginocchio, scavo nel magma di tessuti e li vedo: mi guardano con gli occhi spalancati da sotto il letto, spaventati. Tiro un sospiro di sollievo, ma da quel momento inizia l’incubo, uno dei periodi più bui della mia vita: stavo per scoprire gli attacchi di panico. Iniziano a circa una settimana dall’evento funesto. E diventano sempre più intensi, sempre più frequenti. Per attenuarli comincio una terapia con anti-depressivi e li tengo a bada con un ansiolitico. Sono imbottita delle sue molecole anche durante quello che doveva essere un giorno bellissimo: l’inaugurazione della mia prima mostra di pittura.


La guerra delle farmacie
Ricordo poco, però, perché l’evento è proprio il giorno successivo al furto e si sa che stress acuto e benzodiazepine sono un mix letale per la memoria. E così sorgono altri problemi: non riesco più a lavorare, non mangio, ho paura a uscire di casa. Ne parlo con il mio medico di base, che mi propone un’alternativa: la Cannabis terapeutica. Non può farmi “sballare” (il tetraidrocannabinolo o THC è quasi assente), ma è ad alto contenuto di cannabinoidi (CBD, antinfiammatori, con proprietà ansiolitiche e antidolorifiche). Quel tipo di Cannabis è efficace e gratuita per alcune patologie gravi (fra cui il dolore oncologico e della sclerosi multipla), non per gli attacchi di panico, disturbo per cui tuttavia può essere prescritta in quanto numerosi studi ne provano l’efficacia.

Il medico mi stila la ricetta e dovrò consegnarla a una delle farmacie autorizzate. Chiamo tutte quelle di Milano ma niente da fare, non c’è la disponibilità e non si sa quando arriverà la prossima fornitura, perché il raccolto olandese è andato male e la quantità prodotta in Italia dallo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare è insufficiente per soddisfare le richieste. Sono preoccupata, devo continuare con le gocce di ansiolitico. Leggo tonnellate di materiale sulla Cannabis e scopro un mondo in cui vi sono vuoti legislativi, insinuazioni sulle farmacie in guerra per il controllo del prezzo e malati gravi che pagano sulla loro pelle i pregiudizi che circondano questa pianta dalle mille risorse. 



Le informazioni mediche
Il tempo passa, gli attacchi di ansia e di panico mi impediscono di vivere. Vado su internet a caccia di un’alternativa. Incredibile coincidenza, in quei giorni in Rete scoppia il caso della Cannabis light, la Cannabis legale: la quantità di THC è vicina allo zero, la percentuale di cannabinoidi è forse inferiore rispetto a quella venduta tramite la farmacia, ma perché non provare? È prodotta in Italia: interviste, video, visite dei giornalisti all’azienda e partecipazioni a conferenze in Parlamento dei titolari mi convincono della serietà e trasparenza dell’impresa. Purtroppo non ci sono certificazioni che assicurino la qualità della Cannabis light: mi devo fidare e faccio il mio primo acquisto. Nel frattempo contatto un medico farmacista che online ha messo a disposizione tantissime informazioni: legali, mediche, pratiche ecc.

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Scopro così che l’erba può essere “vaporizzata”, bevuta come tisana, fumata... Spiega anche che la Cannabis light non è classificata come farmaco, non esiste una posologia precisa e il contenuto di CBD non è uniforme né standardizzato. Quando mi arrivano i fiori di canapa, decido di seguire le istruzioni per prepararmi il decotto: deve bollire circa 40 minuti, poi bisogna aggiunge- re del latte intero perché i cannabinoidi hanno bisogno di grassi per sciogliersi, quindi di nuovo sul fuoco. La bevo, il sapore è gradevole, tuttavia non ho alcun effetto. E allora decido di provare a fumarla, anche se non mi sono mai fatta una sigaretta in vita mia e non so “rollare”. Ma ci sono i tutorial su internet. Cartine, filtrini in cartoncino da arrotolare, tabacco da mescolare all’erba et voilà, ci provo.

Dopo quattro-cinque tiri (con tosse, ovviamente, dato che io non fumo) sento che sta succedendo qualcosa: lo stomaco si rilassa, sembra un fiore che si apre. Le spalle sono meno contratte, la cassa toracica riprende a muoversi, sento rilassati perfino i muscoli delle dita. La mente torna lucida, non provo quella sensazione di “nebbia densa” nella testa tipica dell’ansiolitico. E, subito dopo, riesco a fare mezz’ora di meditazione guidata. Superata la crisi, sto molto meglio. Non prendo più le gocce. Ho provato a spiegare agli amici la differenza chimica che esiste fra la Cannabis comprata al giardinetto dal pusher e quella legale, ma non c’è stato verso: alcuni, esperti di “canne vere”, dicono che la Cannabis light non ha senso, è come bere il vino senza alcol. Altri invece mi paventano un futuro da tossicodipendente senza ritorno e mi accusano di essere una scriteriata.

Oggi sto bene, gli attacchi sono passati e “fumo” un paio di volte al mese, quando mi vengono i dolori alla cervicale o l’emicrania, e in un quarto d’ora mi passa tutto. Non ho né voglia né bisogno di provare la Cannabis “intera” perché non devo assumere stupefacenti per stare bene. Il risultato di questa esperienza è la conoscenza di un mondo ricchissimo di potenzialità: la Cannabis sativa ha innumerevoli proprietà terapeutiche, ampiamente dimostrate dalle ricerche. Eppure il suo uso pare essere sabotato. Così mi chiedo: chi ha paura dell’erba?

La Cannabis terapeutica
Attualmente la Cannabis terapeutica è gratuita per chi soffre di determinate patologie: tra queste, il dolore cronico nella sclerosi multipla, gli effetti collaterali (come nausea) dovuti alla chemioterapia, l’inappetenza dei pazienti oncologici e affetti da Aids e per la sindrome di Tourette. Nel caso di ansia e attacchi di panico può essere prescritta se gli altri farmaci non hanno funzionato, ma a pagamento. Così come per la depressione e i disturbi del sonno.

Esistono controindicazioni precise, indicate nel Decreto Ministeriale del 9/11/15: non può essere prescritta alle donne in stato di gravidanza e a chi soffre, fra gli altri, di disturbi cardiopolmonari o psichiatrici oppure di alcolismo. Numerose le modalità disponibili per sfruttarne i benefici, come spiega Marco Ternelli, farmacista galenista: «La via medica di assunzione è la vaporizzazione, che elimina i prodotti della combustione e assicura precisione. Tante però le alternative: capsule, estratti (olio, alcol, glicerina...), supposte, ovuli, creme, collirio, bustine per tisana. Non esiste un divieto di fumarla, ma un assunto medico per cui prendere il farmaco mediante il fumo sia dannoso per la pirolisi e i prodotti da combustione».

L’applicazione dei cannabinoidi si è diffusa anche in campo veterinario, per la cura dei dolori di cani e gatti, soprattutto anziani o con problemi di artrosi ed epilessia. La weed economy, il business basato sul commercio dei fiori di Canapa light (THC inferiore allo 0,2 per cento), ha mosso in Italia, nei suoi primi 12 mesi, un mercato di 44 milioni di euro. Un fiume di denaro che però è circondato da un enorme vuoto legislativo. Sulle confezioni infatti ci sono scritte poco comprensibili, come per esempio “Cannabis tecnica, non adatta alla combustione”. Non solo gli imprenditori agricoli ma anche le associazioni di malati sono coinvolti nel dialogo con le Istituzioni per cambiare la situazione.

In particolare l’Associazione Luca Coscioni chiede, fra le altre cose, di autorizzare un’importazione d’urgenza di farmaci a base di Cannabis terapeutica per risolvere le gravi carenze e smettere di perseguire i malati che per necessità scelgono la via dell’auto-coltivazione (info: associazionelucacoscioni.it).

FONTE: https://www.elle.com/it/salute/benessere/a20120983/cannabis-legale-terapeutica/


"Una sola regia per eliminare i fratelli Marcianò": il post censurato dal potere; da CONDIVIDERE!

TRATTO DA QUESTA PAGINA DEL BLOG DI "TANKER ENEMY": CLICK QUI

Le connessioni tra apparati dello Stato, il C.I.C.A.P. e la disinformazione istituzionalizzata, indicano chiaramente un'unica regia nell'intento di eliminare, una volta e per sempre, i fratelli Marcianò, impiegando il braccio armato della Magistratura telecomandata.

E' nel mese di gennaio del 2011, allorquando cominciano a fioccare i primi rinvii a giudizio a carico di Rosario Marcianò e fratello. Questi procedimenti hanno un comune denominatore: le segnalazioni anonime di un tizio che si firma "Task Force Butler". Il nickname è mutuato dal nome assegnato ad una brigata di corazzati statunitensi in azione nel territorio abruzzese sul finire del Secondo conflitto mondiale. Questo dettaglio si evidenziò rilevante ai fini dell'identificazione, nel 2014, del soggetto che si nasconde dietro questo pseudonimo e che, sempre dal 2011, perpetra attività persecutorie a danno dei fratelli Marcianò. Lo schema seguito da Task Force Butler è il seguente: mantenere sotto costante controllo tutte le attività svolte sulla Rete da Rosario Marcianò e dal fratello e riportare, ridicolizzandoli, tutti i contenuti pubblicati sul blog denominato Tanker enemy nonché sui profili Web che fanno capo alla sua "vittima designata". 

Nel contempo, se qualche frase o parola può essere usata affinché questa possa sfociare in una querela di parte, allora lo stalker Task Force Butler invia una "segnalazione" alla potenziale "parte lesa". Non importa se i contenuti riportati risultano una forzatura o, addirittura, sono il frutto di una manipolazione, poiché l'importante è il risultato. Fatto è che, in tutti i procedimenti a carico dei Marcianò fuorché uno (ma qui abbiamo a che vedere con la tutela della letale chemioterapia...), le "parti lese" sono colluse con lo stesso Task Force Butler e, come lui, orbitano intorno al comitato, fondato dal "divulgatore scientifico" Piero Angela C.I.C.A.P., che è ora l'acronimo di "Comitato italiano per il controllo delle affermazioni delle pseudoscienze", originariamente "Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale". Indicativa questa metamorfosi, che adatta il Comitato e le sue attività, attraverso conferenze e meeting in tutta Italia, alle nuove esigenze dettate dall'intenzione di contrastare il pensiero non allineato. Il fatto che Piero Angela sia il figlio di un illustre massone di 33mo grado, il medico Carlo Angela, è solo una coincidenza...


Giustizia oppressa e sconfitta, in stile giapponese, si trafigge facendosi Harakiri

Ma torniamo a Task Force Butler ed ai suoi contatti eccellenti, che vedono tra questi geologi, avvocati, piloti, biologi, matematici, agenti di Polizia giudiziaria, militari della Marina e dell'Aeronautica etc. Un buon numero tra questi fu in più occasioni dai Marcianò denunciato, ma senza alcun riscontro da parte della Magistratura che, nella gran parte dei casi, ha semplicemente ignorato le denunce, mentre in altri ha archiviato, adducendo scuse incredibili. Ma facciamo dei nomi. Tra questi personaggi ci sono Lorenzo Bertoni, radarista di Marina, Massimo della Schiavaalias il Fioba, geologo, impegnato in attività di "bonifica ambientale" e, nel tempo libero "debunker" (sul suo blog - I pensieri del Fioba - si legge: "Raccolta di alcune 'perle, bufale, tarocchi e falsificazioni' realizzate da Straker al secolo Rosario Marcianò"), Aldo Piombino (debunker C.I.C.A.P.), geologo, Serena Giacomin, ora conduttrice televisiva meteo ed ex dipendente Enichem (settore carburanti alternativi), David Puente (debunker C.I.C.A.P.), Paolo Attivissimo (debunker C.I.C.A.P.), intestatario del blog di diffamazione "Strakerenemy", Angelo Ruggieri (debunker C.I.C.A.P. e meteorologo), Silvia Bencivelli (giornalista, conduttrice per la RAI e relatrice per il C.I.C.A.P., autrice del noto articolo per il giornale "La Stampa" intitolato "Scie chimiche: la leggenda di una bufala" e sempre impegnata, nelle sue conferenze, in opera di discredito di Rosario Marcianò. 

Ed ancora... Lucio Tonello alias Axlman, biomatematico (debunker C.I.C.A.P. e gestore del blog "Giorni di ordinaria follia"), Simone Angioni (debunker C.I.C.A.P.), creatore del portale "Scientificast", della cui redazione fa parte anche il già menzionato Massimo Della Schiava, Stefano Luciani alias eSSSe, gestore, insieme a Task Force Butler, del blog di diffamazione "Strakerenemy", anch'egli debunker C.I.C.A.P. e dipendente, in ruoli non marginali, di aziende farmaceuticche tra le quali la Roche...

Guarda caso, buona parte di costoro sono o sono state "parti lese" nei processi istruiti dalla Magistratura a carico dei fratelli Marcianò. Ciononostante non disdegnano tuttora di partecipare alle animate e scurrili discussioni screditanti ed insultanti che ogni giorno Task Force Butler pubblica sulla sua intoccabile pagina Facebook, sino dal 2011.



Ma chi è Task Force Butler e quali sono i suoi collegamenti....... ...." (SEGUE NELLA FONTE:

http://www.tankerenemy.com/2019/01/una-sola-regia-per-eliminare-i-fratelli.html?utm_source=feedburner&utm_medium=email&utm_campaign=Feed%3A+feedburner%2FxayC+%28Scie+Chimiche+%28Chemtrails%29+-+Tanker+Enemy+%E2%9C%88%29#.XEsdEVxKjb0


giovedì 24 gennaio 2019

LIBRI - "I volti della canapa" di Maria Novella De Luca - Presentazione a Roma

LIBRI - "I volti della canapa", 15 storie fotografiche di chi combatte la malattia con la cannabis terapeutica
Pubblicato: Giovedì 24 Gennaio 2019
Un libro fotografico che racconta le storie di chi combatte le sue malattie anche attraverso l’uso, sperimentale, della cannabis terapeutica. L’obiettivo del lavoro di Maria Novella De Luca, raccolto nel libro "I volti della canapa" è quello di dare voce a chi sa cosa vuol dire combattere malattie come la sclerosi multipla o il cancro. 
L’autrice, fotografa professionista con una lunga esperienza nella cronaca, ha parlato con chi affronta quotidianamente non solo la battaglia con le malattie ma anche quella con la burocrazia che non aiuta a ricorrere a sistemi come quello della cannabis terapeutica. Gli intervistati raccontano alla fotografa i benefici che la cannabis sta portando nelle loro vite, dando un lieve sollievo quando possibile.


I volti della canapa è un viaggio attraverso cui l'autrice apre il microfono a persone spesso inascoltate dallo Stato. I suoi appunti di viaggio sono stati presi in punta di piedi, chiedendo ‘permesso’ e cercando di non invadere troppo gli animi e l’intimità di chi, come Claudia, Luciano, Serena e Osvaldo, si è reso disponibile al racconto. 

Cento pagine di fotografie raccontano 15 diverse storie che provengono da differenti città italiane: Arezzo, Firenze, Taranto, Grottaglie, Foggia, Lecce, Bologna, Roma, Siracusa, Genova e Mestre. Un lavoro sviluppato attraverso un’operazione di crowdfunding. 
Quindici storie che hanno spesso in comune la mancanza di fondi per l’assistenza e la decisione di provare una cura alternativa, usando la cannabis e i principi attivi che contiene, nel tentativo di portare avanti una vita quanto più normale possibile.

(Ringraziamento dell'autrice:
"Grazie a Il Messaggero che ha dedicato questo bell'articolo al mio libro fotografico e alle storie di chi combatte la malattia anche attraverso l’uso, della CANNABIS, ossia CANAPA terapeutica!" (click QUI)


ASSISTI AL BREVE VIDEO di presentazione:



(I volti della canapa sarà presentato venerdì 25 gennaio al Jey, in via Ostiense 385 a ROMA, dalle 19,30 alle 21)


(FONTE): https://www.ilmessaggero.it/libri/i_volti_della_canapa_maria_novella_de_luca_libro_fotografico-4253315.html?fbclid=IwAR3cn-xJJMCYiGmnVbD0blX7nPxeW2GNbJmtkDsHr9-VaNBJ2yIS8pJOp4w

La TRUFFA DEL DEBITO PUBBLICO ai danni dell'Italia e italiani, con l'arma "EURO".




UDITE UDITE:
I COLOSSI FINANZIARI CHE SI INGROSSANO A SPESE NOSTRE, COMPERANDO IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO, LO FANNO… SENZA AVERE UN QUATTRINO. 

Lo fanno cioè a costo zero, stampando la moneta che gli serve al momento. Tanto perché il concetto vi arrivi: l’unica differenza tra voi e quelli verso i quali vi indebitate è che loro possiedono le banche e – attraverso queste – anche le banche centrali: quando decidono di investire qualche milione di euro in titoli di stato, si mettono d’accordo con una di queste banche, che apre una linea di credito che a garanzia avrà solo quei titoli di stato che verranno comprati. I soldi per comprare il nostro debito glieli stiamo dando noi! 

È come se a qualcuno servissero 100 euro, e voi (che non li avete) vi offriste di darglieli, in cambio della promessa che ve ne restituirà 110, e con quella promessa vi faceste dare i 100 euro da un amico che non li ha ma che li crea perché ha accesso alla zecca.
Lo capirebbe anche un bambino: perché non andiamo alla zecca da soli, anziché regalare i 10 euro di interessi a un semplice intermediario aguzzino?

Lo spiega bene, cercando di semplificare al massimo, Francesco Carraro nel video: DA GUARDARE E CONDIVIDERE




AMICI... Lo sapevate che il DEBITO PUBBLICO, che grazie al quale ci tengono in schiavitù e austerity, è STATO INTERAMENTE PAGATO DA UN ITALIANO? Ma come è possibile? Si tratta di una bufala? NOSSIGNORI... E' REALTA'! Ascoltate questo verace italiano che per me e non solo, è un genio! PASSAPAROLA E CONDIVIDI.. dato che è ora che mandiamo fuori dalle balle quei ricconi, usurpatori, della finanza, DITTATURA BCE, e ci RIPRENDIAMO LA NOSTRA BELLA ITALIA! Con la sua sovranità e sovranità MONETARIA in primis nel rispetto della nostra COSTITUZIONE!
ASSISTERE AL VIDEO QUI:
Per condividere, copia-incolla: https://www.youtube.com/watch?v=vj9U2efx-lI&feature=share

(nei commenti): "Alla gente non interessa. Non ci credono. Pensano che sia una bufala e che non è possibile. Invece Andrea nato Castellani l'ha fatto pagando con la stessa moneta che crea la BCE ..ossia dal nulla. L'ho postato qualche mese fa ma neanche un commento..nemmeno un like. Non si rendono conto che il debito pubblico è una truffa" (C. R.)

Gli è riuscita bene, a loro.. Prima, però, per riuscire, dovevano privarci della nostra moneta, instaurando l'euro e dovevano privarci della SOVRANITA' MONETARIA, con conseguente impossibilità di stampare soldi. Tutto ben programmato e orchestrato da menti intelligenti ma diaboliche criminali, come quello di dimezzarci le pensioni e stipendi. E non è ancora finita gente... 

ORMAI E' ORA DI FARE BASTA! E QUESTA E' L'UNICA SOLUZIONE! TRA I DUE MALI SI VA A SCEGLIERE SEMPRE IL MALE MINORE!
Troppi anni sono passati ed è andata sempre peggio
NON HA FUNZIONATO! ED E' ORA DI FARE BASTA. ITALIANI! VIAAA!!!


martedì 22 gennaio 2019

Parapsicologia - Cosa sono i MEDIUM e spiegazione di MEDIANITA'



Cosa sono i Medioum e di cosa si occupa la Medianità

Il Medium è una persona con particolari poteri paranormali e psichici che la facoltà di mettere in contatto il mondo degli spiriti e quello degli uomini.

Medium e Medianità


Si configura dunque come un intermediario tra i due mondi. Il termine Medium nasce dal
fenomeno dello spiritismo che si sviluppò intorno agli anni cinquanta del secolo scorso per poi diffondersi in più settori. Il Medium viene comunemente definito come colui che è in grado di contattare le anime di persone decedute sia per via orale (Psicofonia) o per via scritta (Psicografia” o scrittura automatica). La medianità è tutto ciò che rientra nelle sue facoltà. Infatti a seconda delle loro facoltà possiamo raggruppare i Medium in più categorie:

Medium a Effetti Fisici


Questa particolare tipologia di Medium è portata a produrre in modo particolare fenomeni materiali come il movimento di corpi inerti, rumori, piccoli bradisismi, ecc.. Essi si dividono a loro volta in medium facoltativi e involontari (o naturali).

Facoltativi 

Costoro, sono pienamente coscienti del loro potere, quindi producono i fenomeni spiritici con l’atto della loro volontà. Ovviamente questo potere non si sviluppa in tutti nella stessa misura; ci sono medium capaci di produrre grandi effetti (sospensione di corpi pesanti nello spazio, traslazione aerea e apparizioni con tanto di materializzazione), altri invece producono effetti più semplici come ad esempio i colpi battuti.

Involontari o Naturali 

Non hanno coscienza del loro potere per cui quest’ultimo si manifesta a loro insaputa.

Sensitivi o Impressionabili


Quasi tutti i medium sono impressionabili in quanto ciò consiste nel percepire la presenza degli spiriti per mezzo di una sensazione. Una sorta, quindi, di “fremito” in tutto il corpo. Diciamo che l’impressionabilità è la facoltà indispensabile allo sviluppo di tutte le altre. Infatti se sviluppata metodicamente, con l’abitudine questa facoltà permette al medium di percepire non solo la presenza dello spirito, ma anche la sua natura. Ovviamente, sia che questa sia buona o cattiva, familiare o estranea. Ovviamente a seconda dei casi si percepirà una sensazione gradevole o sgradevole, penosa, ansiosa, gioiosa, di amore o serenità e cosi via.

Auditivi


Gli appartenenti a tale categoria si differenziano dagli altri in quanto odono la voce degli spiriti (Pneumatofonia). Quest’ultima può essere percepita in due modi diversi dal medium. Alcune volte come una voce interiore come se provenisse dall’interno dell’orecchio, altre volte invece è chiara e distinta come la voce di un vivente. Tramite questa facoltà i medium entrano in contatto con gli spiriti. Questi, caratterizzati da un buon livello evolutivo, esprimono concetti utili e piacevoli, al contrario di altri che possono essere una vera e propria persecuzione.

Parlanti


Quando lo spirito vuole comunicare si serve dell’organo del medium più adatto allo scopo. Può farlo tramite la parola o l’udito, oppure si servirà della sua mano o della vista. Vi sono anche medium che utilizzano più doti per effettuare tale comunicazione. Doti che possono manifestarsi fin dalla nascita o svilupparsi con il tempo e la maturità del soggetto. Il medium parlante, generalmente non ha coscienza nel momento in cui comunica ciò che lo spirito gli trasmette. Infatti, le informazioni che ne risultano differiscono dalle idee abituali del primo o dalle sue conoscenze, molto spesso sono addirittura lontane dalla portata della sua intelligenza. A comunicazione terminata quindi, il medium non ricorderà assolutamente ciò che ha riferito per conto dello spirito. Infatti, molto spesso, si utilizza un registratore o una videocamera per riprendere la manifestazione.

Veggenti

medium appartenenti a questa categoria possono vedere gli spiriti durante lo stato di veglia. Per questo motivo, ne conservano un ricordo esatto. La persona in questione può anche non possedere la vista in quanto, anche se a noi sembra di vedere gli spiriti con i nostri occhi, in realtà li percepiamo con la nostra anima. Tale facoltà può essere sia momentanea (scaturita da una crisi del soggetto), sia propria del soggetto dotato, in quanto tale.
Le prime hanno essenzialmente carattere personale, trattandosi di spiriti appartenenti a persone che in vita erano amici o parenti del medium. Questi vogliono avvertire quest’ultimo di non appartenere più a questo mondo oppure di un pericolo imminente. A volte vogliono dargli un consiglio su un problema importante o addirittura chiedere di portare a termine per loro conto, una questione lasciata in sospeso prima della morte. Nel secondo caso invece il medium può vedere gli spiriti di persone anche a lui sconosciute, può descriverne l’aspetto e percepire i sentimenti dai quali sono animati.

Sonnambuli


Nel medium sonnambulo la facoltà medianica si sviluppa maggiormente durante il sonno. Nel corso del sonno, infatti, la sua anima si distacca dal corpo ritrovandosi in uno stato di libertà. Questa, però, risulta più elevata rispetto a quelle dei soggetti che non dispongono di tale facoltà. In questo stato, essa è libera di viaggiare alla velocità del pensiero. Si può trovare, quindi, in posti e situazioni diverse in un lampo. Ciò consente al medium di apprendere cose che vanno aldilà delle comuni conoscenze. Molto spesso vi sono altre entità più evolute che accompagnano lo spirito del medium in questo straordinario viaggio. Lo aiuta, quindi, a comprendere questioni per le quali non ha ancora raggiunto il livello di avanzamento adatto.

Guaritori


Rientrano nella categoria tutti quei soggetti aventi il dono di guarire persone, piante, animali con il semplice tatto o addirittura in alcuni casi con la forza del pensiero (derivante da una potenza spiritica enorme), escludendo quindi l’ausilio dei comuni medicamenti.

Pneumatografi

Sono medium che comunicano con gli spiriti tramite la scrittura. A seconda del tipo di contatto instaurato (che dipende dal maggior o minor sviluppo dei poteri del medium), si possono ottenere delle scritture che vanno da un semplice segno ad intere pagine scritte dallo spirito evocato. Nel caso della pneumatografia, basta depositare un foglio di carta bianco ripiegato in un luogo qualsiasi o indicato dallo spirito stesso. Alcune volte bastano dieci minuti o un quarto d’ora, ma affinché il fenomeno abbia luogo occorre creare un’atmosfera di preghiera e raccoglimento.


Scriventi o Psicografi


Si differenziano dai pneumatografi per il semplice fatto che il medium stesso deve sostenere lo strumento (generalmente una penna) con il quale lo spirito comunica facendolo muovere. Tale facoltà è la più semplice da perfezionare con l’esercizio e tra l’altro è il miglior mezzo per comprendere la natura dello spirito, il grado di evoluzione o la sua inferiorità. I medium psicografi si dividono in più categorie:

-       Meccanici
Lo spirito esprime il suo pensiero muovendo l’oggetto appoggiato alla meno del medium(quindi non manovrato dallo stesso), o esercitando direttamente la sua azione sulla mano di quest’ultimo. Nel secondo caso, la mano del medium si muove indipendentemente dalla sua volontà e non si arresta finché lo spirito non ha terminato. Costoro sono chiamati meccanici o passivi perché non hanno coscienza di ciò che in quel momento stanno scrivendo.
-       Intuitivi 
Lo spirito comunicante trasmette la sua volontà all’anima del medium il quale la esprime riportandola per iscritto; egli è quindi pienamente cosciente di ciò che lo spirito gli sta “dettando”.
-       Semi meccanici 
A questa terza categoria appartengono i coloro che possiedono sia facoltà intuitive sia meccaniche.
-       Ispirati
Appartengono a questa categoria coloro che pur non essendo dotati di una straordinaria intelligenza manifestano la percezione di concetti estranei alle loro capacità; hanno il presentimento di eventi futuri o si dedicano alla composizione graduale di opere artistiche, letterarie, scientifiche, ecc. per quali non pensavano possedere delle grandi capacità.
-       Da Presentimenti 
Questa dote può essere nel medium più o meno sviluppata; parte da una semplice sensazione fino ad intravedere parte di avvenimenti futuri, positivi o negativi.


FONTE: https://www.mitiemisteri.it/fenomeni-facolta-paranormali/medium

Un MEDIUM