Apparizione della Madonna di Guadalupe: "La critica più sorprendente fu quella di Guillermo Schulenburg Prado, che da trent’anni ricopriva l’incarico di amministratore proprio della basilica di Guadalupe: il prelato dichiarò senza mezzi termini di essere scettico sull’apparizione della Morenita, che riteneva – a ragione – un’invenzione cui gli spagnoli erano ricorsi per evangelizzare gli autoctoni".
Un articolo di Laura Fezia:
Il miracolo della Vergine di Guadalupe e il povero Juan Diego
Il santuario delle Vergine di Guadalupe, in Messico, è tra quelli che ricevono la visita di un elevatissimo numero di visitatori, contribuendo largamente a portare a cifre stellari il business del soprannaturale. Una stima prudenziale parla di circa venti milioni di pellegrini (paganti) all’anno.
La devozione alla “Virgen morenita” risale al 1531, quando, tra il 9 e il 12 dicembre, il macehual(contadino) Juan Diego Cuauhtlatoatzin, azteco convertito al cattolicesimo, affermò di avere incontrato – ovviamente mentre si recava a messa – una figura femminile che, senza tergiversare, gli si presentò come «Inantzin in huel nelli teotl Dios in Ipalnemohuani» (“madre del vero Dio grazie al quale viviamo”), gli disse di voler essere chiamata «Santa Maria di Guadalupe» e manifestò il desiderio di una «casita sagrada» nel luogo dell’apparizione.
Il povero Juan Diego, dietro preciso ordine della sua interlocutrice, cercò di coinvolgere il vescovo Juan de Zumàrraga, il quale dapprima non gli diede retta, ma fu poi convinto da un evento prodigioso: al terzo appuntamento, infatti, il contadino srotolò davanti a lui la sua tilma [costituita da due teli di ayate, un ruvido tessuto di fibre d'agave, usato dagli indios poveri per coprirsi, ndr], che recava magicamente impressa l’immagine della Vergine in versione indio.
Questo prodigio venne dapprima diffuso oralmente: la prima versione scritta è del 1548, ma guarda caso l’originale andò perduto. Attualmente il documento più antico che contiene il racconto, riportato solo da fonti cattoliche, è del 1573.
Come la Chiesa inventò una madonna con le fattezze da indio...
Gli studi sulla tilma miracolosa, conservata presso il santuario e oggetto di culto, assomigliano a quelli effettuati sulla Sindone di Torino e non c’è da escludere che la misteriosa tecnica utilizzata per la realizzazione di entrambe le reliquie sia la stessa, ma ciò ha poca importanza: si tratta di diatribe che non avranno mai fine, i credenti continueranno a considerarle frutto di un miracolo, senza farsi smontare nemmeno dalla più eclatante prova scientifica.
È chiaro che quella della Vergine di Guadalupe è una favola inventata di sana pianta: e la Chiesa, proprio perché ne è consapevole, non potendo gettare discredito su un business multimilionariodichiarando false le apparizioni di Guadalupe, le ha riconosciute, sì… ma solo “di fatto”, ossia senza decreto.
Infatti, le origini di questo ennesimo teatrino mariano sono squisitamente politiche: dopo 1492 e la "scoperta" di Colombo, i conquistadores avevano invaso il Mesoamerica, palesando la loro natura di predatori sanguinari.
Si rivelò piuttosto difficile, quindi, per i frati francescani prontamente inviati in missione, convertire i pagani locali, ancora legati alle loro tradizioni spirituali e ostili ad accogliere la religione di coloro che li stavano massacrando e depredando.
Ma l’evangelizzazione era indispensabile: la Riforma luterana stava dilagando in Europa e i cattolici dovevano spicciarsi a battezzare sotto l’egida di santaromanachiesa il maggior numero di indigeni. Così, con un vero colpo di genio, pensarono che solo una madonna dalle fattezze indio avrebbe potuto convincere gli autoctoni e fecero entrare in scena Juan Diego.
La Storia diede loro ragione.
... E Juan Diego diventò Santo
Ma a proposito di Juan Diego, accadde in seguito qualcosa di curioso.
Nel 1990, Wojtyla, il più attivo fabbricante di santi di tutta la Chiesa cattolica, lo dichiarò beato; la sua successiva e definitiva elevazione agli onori degli altari come santo avvenne il 31 luglio 2002, in occasione dell’ennesima visita pontificia in Messico.
Ci fu qualcuno, però, che avanzò perplessità in merito, mettendo in dubbio la reale esistenza del povero indio, che si era guadagnato un posto nel calendario.
Non si trattò di qualche eretico, ma di Girolamo Prigione, nientemeno che Nunzio apostolico in Messico (il Nunzio apostolico è l’ambasciatore della Santa Sede nei paesi stranieri) e dell’arcivescovo Edward Nowak, canonico della basilica di San Pietro e segretario della Congregazione per le cause dei santi.
Ma la critica più sorprendente fu quella di Guillermo Schulenburg Prado, che non solo era membro della Pontificia accademia mariana internazionale, ma da trent’anni ricopriva l’incarico di amministratore proprio della basilica di Guadalupe: il prelato, scomparso nel 2009, già all’epoca della beatificazione dell’indio dichiarò senza mezzi termini di essere scettico perfino sull’apparizione della Morenita, che riteneva – a ragione – un’invenzione cui gli spagnoli erano ricorsi per evangelizzare gli autoctoni.
Ciò nonostante (e sorvolando sul fatto che Schulenburg Prado, Prigione e Nowak vennero sollevati dai rispettivi incarichi), se andrete a cercare sul calendario, il 9 dicembre troverete san Juan Diego. Il sito www.santiebeati.it, inesauribile fonte di chicche cattoliche, nella pagina a lui dedicata aggiunge però prudentemente: «memoria facoltativa».
di Laura Fezia è nata a Torino, dove vive e lavora. Studiosa di antropologia, psicologia, storia, religioni, criminologia e del “mistero” in tutti i suoi molteplici aspetti, fa la scrittrice e la ricercatrice. Il suo impegno è volto a scardinare il perverso binomio che la lega alla Chiesa cattolica, un’istituzione millenaria costruita su falsi documenti che si pone arbitrariamente, come unica intermediaria tra l’umano e il divino. Ha pubblicato finora più di 15 titoli, e per Unoeditori: "Apparizioni mariane: il grande imbroglio" e "L'inganno della croce".
FONTE: QUI
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