IL NOSTRO “BUONISMO” CI SEPPELLIRA’ (di A.M. Rinaldi)
Gli italiani sono geneticamente, culturalmente e anche per senso religioso per coloro i quali sono credenti, propensi al cosiddetto “buonismo”, cioè ad essere accondiscendenti verso situazioni in cui è necessario aiutare chi ne ha più bisogno rispetto magari ad altre culture che antepongono sempre i “fatti propri” a quelli degli altri. Siamo tutti pienamente d’accordo che sia corretta la condotta italiana nel cercare di dare una mano a chi ne ha bisogno, ma sorge spontanea la più che ovvia considerazione: dove si colloca il limite invalicabile al c.d. “buonismo”? Cioè fino a che punto ci si può permettere di essere buonisti ed accondiscendenti nel fornire aiuto, ad esempio al flusso inarrestabile ed incontrollato di migranti?
Si è disponibili ad accogliere ancora 100.000, 200.000, 500.000 migranti e perché allora non 5, 10, 20 se non 50 milioni? Qual è il limite che i (s)governanti italiani ritengono un limite di guardia oltre il quale non poter andare per non compromettere irreversibilmente anche i sacrosanti diritti degli stessi cittadini italiani? In poche parole quale considerano il limite ragionevole all’italico “buonismo”? Oppure vogliamo tentare di mettere l’oceano in una bottiglia? Basta guardare la cartina per rendersi conto che non è ragionevolmente possibile accogliere tutti.
Se non ci sarà prestissimo una classe politica dirigente a livello nazionale ed europeo che ragionerà con questi criteri, assisteremo all’annientamento sia dei nostri stili di vita che alla rivolta violenta, questa volta a casa nostra, a causa di chi è venuto sperando di trovare ciò che non aveva nella propria terra e per i dei cittadini italiani e europei esasperati.
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